La posta elettorale del caso Durigon

Dietro gli scomposti e pretestuosi attacchi all’onorevole Claudio Durigon, in realtà, si nasconde il tentativo, vitale per la sinistra, di rallentare il radicamento della Lega al Centro-Sud. La storica decisione, presa direttamente e principalmente da un leader sperimentato e carismatico come Matteo Salvini, di fare della Lega un partito patriottico e nazionale e da lui affidata per la costruzione e selezione al Sud a Giancarlo Giorgetti e cioè al più colto ed efficiente dei “realizzatori” leghisti, pone infatti un grosso problema alla sinistra post comunista italiana: quello di aver a che fare, per la prima volta nella storia repubblicana, con un partito dichiaratamente di destra occidentale, senza nessun aggancio storico, neanche tenue o scolorito, con il passato fascista.

È un grosso problema per gli ex comunisti, anzitutto perché loro un passato ingombrante ce l’hanno eccome e poi perché non possono più vendere alla sinistra internazionale, radical chic ma non comunista, che in Italia loro sono un argine contro un passato su cui esiste tuttora una “damnatio memoriae”, certo del tutto fuori tempo, ma utile per coprire e magari giustificare ingiustizie ben più recenti. E questo soprattutto in Italia perché, anche se di certo non amo i radical occidentali, resta che gli eredi di Palmiro Togliatti hanno ben poco a che fare con quelli di Bob Kennedy o di Tony Blair.

Una Lega nazionale, da sempre liberista e ormai in grado di rappresentare, con la difesa della libertà di opinione e i referendum sulla giustizia, anche una voluta e consapevole scelta liberale (senza la pessima immagine che davano i partiti della tarda Prima Repubblica) e, inoltre, con la capacità e la volontà di fare coalizione con tutto il centrodestra, rappresenta un pericolo per una sinistra ancora molto incerta sulla via della democrazia e della libertà economica e che forse solo una seria sconfitta elettorale potrebbe fare realmente e finalmente evolvere.

E viene da qui la colpa vera di Claudio Durigon, quella di essere stato il più dinamico ed efficace nel costruire la Lega a Roma e nel Lazio, cuore di quel Centro-Sud fondamentale per il Governo nazionale. È questo che in realtà non sopportano a sinistra: vedere una Lega che avanza nei quartieri popolari e allora costruiscono incredibili narrazioni, facendo processi alle intenzioni e amplificando le notizie più disparate, con un professionismo dell’indignazione che suona falso come un tamburo rotto.

Una Lega democratica, nata dal basso, con una reale classe dirigente e una nuova credibilità come forza di Governo nazionale di stampo liberale, è la più preoccupante delle prospettive per una sinistra tragicamente invecchiata, tra miti ormai da nascondere e gli ozi fiacchi di Capalbio. Durigon è visto come un anticomunista particolarmente capace (e in più vicino a Salvini) ed è proprio e solo per questo che viene in tutti i modi attaccato e non c’è affatto da stupirsene. L’hanno sempre fatto, ieri con Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, prima con Bettino Craxi e Francesco Cossiga, ma, risalendo, troviamo anche Giuseppe Pella, Mario Scelba e perfino Alcide De Gasperi, definito il “rozzo cancelliere Von Gasper” a cui Togliatti riservava un calcio con scarponi chiodati (messa così per Durigon è quasi una medaglia al valore !)

Ah certo, oggi riscoprono il valore di questi personaggi del passato, ma è di nuovo solo strumentale, perché De Gasperi fu riscoperto solo per attaccare i suoi successori (Berlusconi non è certo un De Gasperi, dicevano), e magari domani diranno che Salvini non è certo un Berlusconi. Come tutti coloro incapaci di rinnovarsi, a sinistra non si rendono però conto che non funziona più. La Lega non è certo la Democrazia Cristiana degli ultimi tempi, ormai purtroppo debole, che rinunciava a difendere i suoi uomini e che anzi affidava alla “clemenza” del Partito Comunista italiano la loro immagine. La Lega fa quadrato e anche se (e molto giustamente) bada sempre ad evitare problemi a Mario Draghi, non abbandona nessuno dei suoi e Durigon resta e anzi sarà ancor di più il rappresentante del partito a Roma.

Nei partiti democraticamente strutturati (non i Cinque Stelle insomma) servono anche gli intellettuali e gli uomini d’immagine, ma certo non si può fare a meno degli organizzatori e della loro abnegazione. Sarebbe come chiedersi, stupidamente, se in una automobile conta più lo spinterogeno o il carburatore, quando senza uno dei due la macchina semplicemente non va e, senza Durigon, la Lega, a Roma e nel Lazio, sarebbe molto più debole.

E qui io devo fare una riflessione per tutti gli elettori italiani e soprattutto per gli elettori romani. Se oggi la Lega è il principale bersaglio della sinistra non è per un caso, ma perché, nella valutazione degli strateghi del Partito Democratico, una Lega liberal-democratica, estesa a tutto il Paese, convintamente legata ai suoi alleati, rappresentativa di tutte le classi sociali, potenzialmente (e sperabilmente) capace di rapportarsi con le tradizionali destre democratiche di Francia e Germania e inoltre accreditato partito di Governo, è oggi il più pericoloso degli avversari per il disegno egemonico che a sinistra continuano a coltivare.

Se la Lega riuscirà a legare saldamente i ceti produttivi del Nord e la grande riserva di energie ancora inespresse del Sud, con una politica economica realmente liberista e a partecipare all’edificazione europea con un vero protagonismo italiano, come non si è più visto da Gaetano Martino in poi, non solo il centrodestra ma l’Italia intera ne gioverà, riprendendo quella strada di progresso che pure dimostrò di saper tenere con il “miracolo economico”.

Ecco perché, a mio avviso, se si vuole difendere la Libertà, di tutti e per tutti, è il centrodestra e principalmente la Lega che bisogna votare, con serena coscienza e tranquilla convinzione, in elezioni che sono di significato non solo comunale, perché è la Capitale d’Italia a essere interessata e allora non è solo la nostra città che dobbiamo sollevare dal degrado, ma l’intera Nazione. È la Lega che da sinistra volevano colpire, non Durigon perché, pur in un mondo profondamente modificato, Atene e Sparta restano degli eterni archetipi di un modo ben differente di pensare e oggi è la Lega che, più di chiunque altro, può riproporre la classica formula vincente dei centrodestra “storico”, (certo non rappresentabile nei suoi valori dai cattocomunisti), quello di De Gasperi, Einaudi, Saragat, Pacciardi, Don Sturzo (e Pio XII).

Aggiornato il 13 settembre 2021 alle ore 10:00