L’arroganza fellona di Joe Biden e l’Europa

Il “G7” ha visto in scena un Joe Biden isolazionista e arrogante il quale, con la sua posizione, priva di credibilità anche i propositi di “neo Guerra fredda” verso la Cina comunista. In buona sostanza, se anche alleati importanti e storici, come la Gran Bretagna, non sono stati presi minimamente in considerazione dal quarantaseiesimo presidente degli Stati Uniti d’America, in una scelta fondamentale, come un prolungamento di termini per completare l’evacuazione dall’Afghanistan, si vede quanto per costui sia irrilevante anche solo far finta che si tratti di una alleanza tra Stati sovrani, e non d’un Impero con semplici autonomie amministrative delle sue province.

Se poi si mette questa intransigenza in relazione con le minacce dei Talebani, nel caso di un prolungamento di quei termini, allora si capisce di essere oltretutto sudditi d’un Impero senza una reale spina dorsale. Alcuni vedono, in questo G7, la certificazione d’una crisi irreversibile dell’Alleanza Atlantica, data l’inaccettabilità della sudditanza da parte di Nazioni europee ben più antiche della Federazione nordamericana. Situazione destinata ad alimentare quella forma esasperata di nazionalismo designata col neologismo d’origine francese “sovranismo”.

È chiaro, a questo punto, come l’alleanza possa avere un senso ed essere ancora utile alla difesa dell’Occidente solo se rivista nei suoi equilibri interni. Questa revisione ha però come premessa una vera integrazione militare dell’Unione europea, ben oltre il poco fatto finora. Solo una Unione europea membra dell’Alleanza in quanto tale, con un proprio peso, sarebbe in grado di essere compartecipe e non succube delle scelte unilaterali nordamericane. Nessuno può discutere che gli Stati Uniti d’America siano una grande realtà, ma si tengano loro i presidenti che eleggono.

Aggiornato il 27 agosto 2021 alle ore 09:11