Nella reggia della Sardegna un incontro particolare

Un viaggio nella calura estiva fra Roma e la Sardegna, una trasferta turistica? E chi ospita ha inteso fare una semplice cortesia a una amica (e alleata?). Di certo c’era anche questo sottofondo, ma diciamo subito e innanzitutto che il leader di Forza Italia ha ripreso a fare politica. E Giorgia Meloni, come si sa, non ha mai smesso. E i risultati si vedono. Era scontato: qualcuno si è lanciato in speculazioni su visioni e progetti diversi e anche divisivi per quell’incontro Berlusconi-Meloni nella regale villa. Ed effettivamente qualche cattivo pensiero è stato suscitato da un meeting privato sopraggiunto in un silenzio che non poteva non accendere fuochi e fuocherelli per la sua indubbia novità. Un incontro a due senza il terzo incomodo, come vien subito da aggiungere, quel Matteo Salvini che peraltro procede a passi ferrati prevalentemente in solitudine, e si mormora che questo basti a giustificare il duetto estivo. In realtà non si tratta di giustificazioni più o meno pelose né di mettere in discussione problemi gravi in un’alleanza che appare convinta e stabile (e inevitabile) al di là degli intoppi sulle candidature alle Amministrative fra cui spicca l’ipotetica candidatura a Milano di Matteo Salvini (per mancanza di candidati? Non è molto chic).

Un tema berlusconiano prevalente in questi mesi è la costruzione di una nuova confederazione (o qualcosa del genere) fra i tre partiti, una unità politica sullo schema del partito unico, una federazione che, peraltro, non ha suscitato entusiasmi all’interno della stessa Forza Italia. Sondare a questo proposito in un tête-à-tête Giorgia Meloni è un tentativo al di là e al di sopra di convenienze e di egoismi partigiani. È la stessa Meloni che si è vista gratificare di non pochi screzi, nonché sgarbi istituzionali, da parte dei due alleati, come il Copasir, del quale la presidenze era, è di competenza, come da statuto e da prassi, dell’opposizione, e delle deleghe in Rai, scelte che richiedenti comunque un compressione da parte degli alleati. Matteo Salvini si è fino ad ora limitato a parole fra un comizio e l’altro e si vedrà se Berlusconi, dopo l’incontro in villa, agirà di concreto. Ma il clou del meeting, avvenuto dopo tanto tempo, ha a che fare con il futuro di una Meloni che nei sondaggi supera la Lega di Salvini proponendosi, nelle prossime elezioni come la prima, la più votata e quindi la destinata a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio. E non è un caso che si è guardata bene dal rispondere positivamente alle profferte per il Campidoglio.

Dire che Berlusconi si offra come tutor della Meloni è probabilmente uno strafalcione utilitaristico e offensivo, ma proprio questo incontro a due suggerisce qualcosa di analogo in riferimento alla credibilità, soprattutto a livello europeo, di una leader dalle origini più o meno fasciste. E si sa che l’eco di questo termine, a cominciare dai mass media, non è particolarmente gradito. Ciò che vorrebbe offrire, urbi e orbi Silvio Berlusconi è una totale, convinta garanzia democratica, europea, occidentale. Peraltro, sotto questa luce, ritorna d’attualità e non sembra così inaccettabile e soprattutto utile la proposta berlusconiana del partito federato unico in grado di assorbire fra i tanti ostacoli, in modo particolare questo, al quale, peraltro, l’attivismo salviniano sembra del tutto indifferente, et pour cause. Dunque uno scambio fra gentiluomini (ci scusi Gorgia). Intanto il Cav, proseguendo sulla strada della politica, tira la Meloni dalla sua mentre la posizione di Salvini resta sempre competitiva.

Aggiornato il 06 agosto 2021 alle ore 09:21