Perché no Marina Berlusconi candidata a sindaco di Milano?

Alzi la mano chi ha sentito proporre Marina Berlusconi candidata a sindaco di Milano. E pensare che fino alla settimana scorsa non si trovava un uomo o una donna a concorrere per la più alta carica cittadina milanese da contrapporre all’uscente e più che noto Beppe Sala, nonostante un inquieto darsi da fare di Matteo Salvini mentre gli alleati, a cominciare da Forza Italia (Forza Italia!) menavano il can l’aia.

Per carità, il candidato, Luca Bernardo, ora c’è ed è di tutto rispetto, a cominciare dai titoli accademici, ma lo dicono un po’ tutti che in quanto a notorietà è ancora per molti un illustre sconosciuto. Si dice: si farà, si farà. È vero ma ciò che non si è detto e non si dice è che i titoli per una partecipazione alla corsa meneghina con possibilità di farcela, al di là delle inevitabili, evidenti, complesse difficoltà, erano scritti da tempo nel curriculum di Marina Berlusconi (di cui nessuno può negare notorietà, e non solo per ragioni familiari).

Del resto è a tutti noto che non si è mai occupata direttamente di politica ma forse anche per questa ragione, che la confina nella ormai leggendaria società civile, non le sono venuti meno lucidità, impedimenti e prontezza di giudizi politici a tutto campo, come le è capitato in una intervista con un curioso Augusto Minzolini.

Marina Berlusconi candidata avrebbe diversi atout, a cominciare dalla condizione femminile con una donna insediata a Palazzo Marino; non solo, ma potrebbe offrire al capoluogo lombardo la sua vasta esperienza manageriale e, last but not least, dare la preziosa opportunità di utilizzare l’esperienza del padre. Un Silvio Berlusconi che può fregiarsi in questo periodo di tempo di non pochi meriti per la promozione di Mario Draghi a Palazzo Chigi.

Ed è appunto delle vicende governative che Marina si lascia andare nell’intervista senza i classici peli sulla lingua, con sferzate all’esperienza governativa di Giuseppe Conte che è risultata affatto carente cosicché “capita come a certi incubi che al risveglio scompaiono, sembriamo avere dimenticato che fino a pochi mesi fa, a Palazzo Chigi, c’era chi sembrava convinto che per battere il Covid bastasse ordinare costosi tendoni a forma di primula, o chi dal balcone proclamava improbabili sconfitte della povertà”, con la prontezza, beninteso, di cambiare idea, di passare dal no al sì come è successo a proposito di Tav, Tap, autostrade, ecc..

Il Governo Draghi – ha concluso la figlia di Berlusconi – per cui mio padre si è battuto guadagnandosi un ruolo centrale dopo le persecuzioni del populismo giustizialista – ha dato un colpo micidiale alla incompetenza retorica, all’ignoranza e alla non conoscenza dei problemi, ristabilendo principi di capacità, di esperienza e di determinazione in favore del Paese, coniugandosi con un futuro che è già cominciato.

Parole degne di una leader. Scartata come candidata alla carica di sindaco di Milano.

Aggiornato il 16 luglio 2021 alle ore 19:04