Il sole tramonta sull’era di Bonafede

Il pensiero corre al Carneade di manzoniana memoria quando si chiede; chi era costui? E Alfonso Bonafede? Chi era? Che faceva? Da signor ministro di Grazia e Giustizia a signor (quasi) nessuno il suo cammino alla rovescia resta uno dei pochi meriti di una maggioranza (Mario Draghi? Marta Cartabia?) nella quale va pur rinfacciato ai dem di allora di dormire o di farne finta, quando il loro collega populista proponeva la controriforma della giustizia nota per aver cancellato la prescrizione, e non solo. Infatti, il documento interviene puntualmente, dando cioè scadenza temporali sulla durata dei processi, introduce il concetto di inappellabilità delle sentenze di primo grado da parte del pm, amplia anche nell’appello per l’imputato le misure riparatorie e delle sanzioni in sostituzione delle pene detentive.

L’attuale ministra Cartabia, non a caso proveniente dagli ambiti della Corte costituzionale, sta dunque mettendo le cose a posto con il ribaltamento della prioritaria visione giustizialista e punitiva, un rovesciamento che, come s’è visto, è evidente dal contenuto della relazione finale della Commissione per la riforma del processo penale presieduta all’ex presidente della Corte costituzionale, Giorgio Lattanzi. Una riforma che dovrà comunque procedere a piccoli passi ma, come si dice, meglio così che rimanere fermi a Bonafede.

Il contenuto della relazione, al di là del linguaggio che vi risparmio perché spesso e volentieri necessita di vocabolari speciali, anzi specializzati nel frasario leguleio, è tanto più interessante quanto più si applica con determinazione nello smontaggio vero e proprio dell’autentico attentato compiuto contro quel sistema di garanzie che rimane una delle conquiste migliori delle Costituzioni demo-liberali. E non v’è da stupirsi che l’autore della controriforma ora in smontaggio sia l’esponete di un M5S che ha fatto del populismo il propulsore di una ideologia giustizialista che, reduce dalla sonora sconfitta contro la politica e contro i partiti, tutti da cancellare, riesce nel Governo e nel Parlamento a far rivivere analoghi fantasmi punitivi, riprendendo motivi già liquidati e ora riesumati, come è il caso dell’inutile taglio dei parlamentari e degli stessi vitalizi, abbinando alla voglia matta di punizione l’indubbio vantaggio mediatico che una simile battaglia qualunquista comporta, agevolandolo.

In un simile contesto nel quale l’alto silenzio del Pd si conferma come accompagnatore “senza capo né coda” delle estemporanee punizioni pentastellate, escogitate per rallentare un declino inevitabile (reso tale anche dai nonsense antistorici e anti-buonsenso di cui sono piene le fosse).

Il lavoro svolto dalla Commissione voluta dalla Cartabia per il Governo e il Parlamento rappresenta una svolta di non poca importanza politica, su un cammino che ben difficilmente il M5S potrà invertire senza correre il rischio di quelle elezioni anticipate che ne sancirebbero un ulteriore, drastico ridimensionamento. Come dire: il sole è al tramonto sull’era Bonafede.

Aggiornato il 27 maggio 2021 alle ore 12:55