Nel solco della sua limpida tradizione liberale, L’Opinione rappresenta un luogo privilegiato per il dibattito civile, nel quale ad ogni tesi ed argomentazione, anche la più lontana dalla linea del giornale, viene data la possibilità di esprimersi.

E l’articolo di Massimo Negrotti, “Rischio ragionato o ragion di Stato?”, ci offre una formidabile opportunità per dimostrarlo, dal momento che sulle riaperture, a mio avviso ancora insufficienti, mi trovo agli antipodi. Così come non condivido in radice il suo approccio nei riguardi del Sars-Cov-2, raffigurato ancora una volta come se fosse la peste del terzo millennio, sebbene i numeri più significativi della pandemia ci continuino a raccontare tutta un’altra storia.

Così come tutta un’altra storia la stanno vivendo importanti Paesi europei, tra cui Svezia, Russia e Bielorussia, i quali hanno adottato misure decisamente meno restrittive rispetto a quelle italiane, eppure dopo quasi un anno e mezzo registrano meno morti di noi e il virus circola allo stesso modo. D’altro canto, così come ulteriori studi internazionali continuano a confermarlo, è assai probabile che il coronavirus segua un suo percorso, a prescindere dalle nostre insensate chiusure, risultando assai meno letale nei mesi più caldi.

Ciò di cui invece possiamo essere certi è che insistendo sulla politica delle misure cosiddette non farmaceutiche, culminate con gli arresti domiciliari di massa, si produrranno esiti assolutamente catastrofici sul piano della salute mentale, della socialità e dell’economia. Dunque risulta sempre più necessario riaprire il Paese, dando la possibilità alle persone sane di circolare liberamente, concentrando tutti gli sforzi nella salvaguardia dei più fragili. Cosa quest’ultima resa ancor più agevole dalla presenza dei vaccini.

Aggiornato il 14 maggio 2021 alle ore 11:53