La pazienza è finita

Francamente mi piacerebbe scrivere d’altro, tornando ad occuparmi dei temi che approfondisco da una vita. Tuttavia, dal momento che la questione delle libertà conculcate è in questo momento il problema dominante, continuerò a battermi senza tregua anche sulle pagine dell’Opinione contro le sistematiche violazioni dei nostri diritti civili. Violazioni perpetrate da oltre un anno nell’insensato e vano tentativo di bloccare la circolazione di un virus caratterizzato da una relativa bassa letalità.

Secondo le ultime stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, il Sars-Cov-2 (il Covid-19 definisce in realtà la malattia che esso provoca) risulterebbe mortale intorno allo 0,25 per cento, con tendenza a scendere, dato che il numero reale dei contagiati sarebbe ben più ampio di quello ufficiale. Comunque sia, i numeri e i grafici dimostrano in maniera inconfutabile che non vi è alcuna differenza tra chi ha chiuso tutto, come l’Italia, e chi ha chiuso parzialmente o non ha chiuso affatto: Svezia e Bielorussia docet.

Sta di fatto che con tutta probabilità passeremo un’altra Pasqua infernale, all’insegna delle restrizioni e dei divieti, continuando ad indossare le mascherine all’aria aperta in segno di obbedienza ad un regime sanitario che, soprattutto in Italia, ha oramai assunto i caratteri di una dittatura. In un tale contesto, risultano piuttosto sinistre alcune dichiarazioni del ministro della Salute, Roberto Speranza, espresse nel salotto televisivo di Lucia Annunziata, in onda su Rai Tre: “Sulla base dei dati – dice questo novello Robespierre sanitario – mi aspetto che nelle prossime settimane l’impatto di questa variante possa far crescere la curva, mi aspetto regioni che possono andare verso la zona rossa. Mi aspetto che le ordinanze possano essere ancora di natura restrittiva”.

Insomma, questo campione delle chiusure, sta letteralmente lastricando la via verso l’inferno del sottosviluppo, e lo sta facendo tanto sotto la guida di Giuseppe Conte che sotto quella di Mario Draghi, detto il fenomeno. Un politico imbarazzante il quale, invece di potenziare la risposta ospedaliera al Covid-19 in attesa della seconda ondata, ha passato l’estate a scrivere un libro, poi ovviamente ritirato in fretta e furia, in cui si auto-elogiava per aver condotto fuori della pandemia il Paese. E a quanto pare, ahinoi, è proprio questo genio incompreso della letteratura, eletto in Parlamento con un pugno di preferenze, che sta letteralmente dettando la linea sanitaria anche all’attuale Esecutivo, dopo averlo fatto con il precedente.

In tal senso, parafrasando una celebre invettiva di Cicerone, verrebbe da rivolgerci all’esponente di Liberi e Uguali con queste parole: “Quo usque tandem abutere, Speranza, patientia nostra?”. Per quel che mi riguarda, le scorte di quest’ultima sono finite da un pezzo.

Aggiornato il 08 marzo 2021 alle ore 10:16