
Non c’è solo un trasformismo dei politici. Ce n’è anche uno dei giornalisti. Molti “sostenitori” di Giuseppe Conte e del suo Governo, in un baleno, si sono trasformati in draghisti convinti sin dalla nascita. Scoprono, oggi, che il Governo Conte è stato – per assenza totale di riforme utili e investimenti produttivi, oltre che per dissipazione di risorse pubbliche – “il peggiore della Repubblica” (ma Matteo Renzi, aggiungono con ferrea logica, è comunque stato un avventurista a disarcionarlo!).
Molti giornalisti e grandi media ci informano oggi – come fosse una cosa sempre denunciata da loro – che Conte, Roberto Gualtieri, Domenico Arcuri e compagni, in un anno, hanno scialacquato allegramente risorse pubbliche per 140 miliardi in sussidi a pioggia, monopattini, banchi con rotelle, ridicole primule per le vaccinazioni, mascherine, tamponi, vaccini, siringhe strapagate, regalìe e mance ai loro elettori.
Ci informano, oggi, che la legge di bilancio approvata a fine anno di fretta e di furia, in extremis, ha rappresentato il più immondo assalto alla diligenza della storia italiana. Scoprono tutto questo, ma non dicono dove fossero e cosa scrivessero, mentre tutte queste cose accadevano. Guardavano da un’altra parte? E dove? Non sono gli stessi, forse, che raccontavano di un certo “modello italiano” nella lotta alla pandemia e che definivano il Governo Conte come “il migliore dei governi possibili”? Non accusavano, forse, di connivenze con il sovranismo chi quelle cose le scriveva mentre accadevano?
Aggiornato il 10 febbraio 2021 alle ore 09:52