Nota a margine

Guarire lo Stato e le Regioni con il federalismo?

È davvero realistico pretendere di guarire lo Stato italiano e le Regioni italiane istituendo un sistema politico federale? Risponde entusiasticamente sì Carlo Lottieri nel pamphlet “Per una nuova Costituente” (Liberilibri), che ha il significativo sottotitolo “Liberare i territori-Rivitalizzare le comunità”. Il libro si avvale della fiammeggiante ed entusiastica introduzione di Luigi Marco Bassani, che retoricamente pone una domanda da niente: “Queste pagine di Lottieri possono essere un vero e proprio manifesto politico? E soprattutto, possono invertire la rotta e costruire un destino alternativo per le popolazioni italiche?” Come lettore e come italiano premetto subito che alla prima domanda pure io risponderei che le idee di Lottieri possono ben essere considerate il manifesto programmatico di un movimento federalista. Ma ricorderei che la Lega, primo partito del genere, nacque indipendentista, poi fu federalista, infine nazionale e, secondo me, purtroppo nazionalista. Alla luce dei fatti, dopo cinquant’anni di regionalismoordinario” e quasi vent’anni di regionalismo “rinforzato”, nell’attesa del regionalismo “differenziato”, di bel nuovo presentato come salvifico, constatiamo che nessuna (proprio nessuna!) delle aspettative riposte sulle Regioni è stata soddisfatta, né poco né punto.

Alla seconda domanda, la risposta è quasi obbligata dalla domanda stessa. Detto senza albagia e senza acrimonia, queste pagine di Lottieri, se potessero essere considerate capaci “di costruire un destino alternativo per le popolazioni italiche” come spera Bassani, costituirebbero tuttavia, nella migliore delle ipotesi, un’utopia bella e buona, con i connotati delle utopie variamente apparse nella storia e, nell’ipotesi peggiore, la manifestazione di un costruttivismo sibbene generoso ma confuso e illusorio (“la disgregazione dell’Italia unita e la rinascita delle comunità che la compongono”). Troppo spesso lo sguardo infisso sull’America o sulla Svizzera diventa emianopsico. Ci rende ciechi sulla nostra più profonda realtà nazionale, nata sui Comuni e perfezionata dal Risorgimento, del quale né le critiche ragionate né i risentimenti umorali né le visioni controfattuali sminuiranno la grandezza politica. Già fu utopico il federalismo dottrinario ottocentesco. Un federalismo del secondo millennio è antistorico e inutile, oltre che teoricamente assai discutibile. Negli Stati Uniti d’Europa, che pur vanno facendosi tra le ruggini del passato e le diffidenze presenti, non ha senso un’Italia a tocchi nostalgica degli Stati e staterelli preunitari, anzi addirittura da rifondare sul confuso pullulare di “entità indipendenti”. Solo il Governo dello Stato unitario, rimpicciolito e rafforzato, potrà assicurare il necessario regolamento dei confini costituzionali con il Governo federale europeo.

Infine, l’“equivoco del federalismo”, come piace definirlo. Non esiste alcuna prova definitiva circa l’assunto dei fautori secondo cui il federalismo rappresenti l’antidoto alla finanza allegra, all’indebitamento pubblico, all’oppressione fiscale. Questi mali, dei quali soffrono anche i sistemi federali, non dipendono dall’assetto “centralistico” delle nazioni, ma dagli abusi e dalle degenerazioni della democrazia parlamentare che sarebbero amplificati, non ridotti, dal proliferare di assemblee rappresentative sovrane, sebbene incastonate in una Costituzione federale. La realtà regionalistica ce ne offre la prova lampante. Ciò nonostante, Lottieri auspica addirittura il fiorire spontaneo di “entità territoriali” e “governi locali”: come organizzati e come collegati, se dal diritto interno della federazione o dal diritto internazionale, lo dovrebbe stabilire la nuova Costituente.

Sia Lottieri che Bassani sono studiosi di orientamento liberale. Quindi non a loro, ma forse a qualche loro sprovveduto lettore, bisogna ricordare che le uniche innovazioni risolutive dell’assolutismo parlamentare, che ha prodotto quegli abusi e quelle degenerazioni e condotto alla democrazia illiberale, della quale pure Lottieri e Bassani deprecano i guasti contro cui giustamente insorgono, sono state prospettate da Friedrich August von Hayek. Il male, oggi, non è lo Stato unitario, ma la democrazia illimitata, cioè il complesso “Parlamento-Governo” che definisco “autorità governante”, un “monstrum” che fa e applica le leggi, statuisce l’entrata e la spesa, annulla contratti privati e vanifica sentenze persino definitive. Hayek ci ammonisce e ci scongiura di separare nuovamente i poteri che il costituzionalismo cercò di dividere e gli sviluppi dello Stato contemporaneo hanno concentrato in istituzioni formalmente differenti, ma sostanzialmente identiche; distinte, ma unificate. Finché il “complesso Parlamento-Governo” stabilisce i tributi e le spese, neppure raffrenato dalla Corte costituzionale (che avallò il debito pubblico tra “i mezzi” ex articolo 81 della Costituzione e autorizzò le spese pluriennali coperte solo il primo anno!), nessun reale argine sarà frapposto alla democrazia illimitata e nessun vero ordine di libertà verrà istituito. Concludendo, l’intenzione di Lottieri e Bassani è buona. Però, lo dico rispettosamente, rischia di farli apparire benintenzionati soltanto.

Carlo Lottieri, “Per una nuova Costituente. Liberare i territori-Rivitalizzare le comunità”, Liberilibri, pagine 86, 12 euro

Aggiornato il 17 novembre 2020 alle ore 19:05