Non solo Covid: il terrorismo islamico è ancora fra noi

Il mondo ha trascorso quasi tutto il 2020 immerso nella pandemia. I problemi e le tensioni geopolitiche di altra natura, che destavano l’attenzione della comunità internazionale prima del febbraio scorso, sono via via scomparsi dai radar dell’informazione, ed è rimasto soltanto il Covid-19 ad alimentare il confronto fra le nazioni del pianeta, i diversi governi e gli schieramenti politici. Non esiste dichiarazione pubblica o presa di posizione che non contenga almeno un riferimento al virus e vi sono realtà, fra le quali l’Italia, dove la gestione lucida ed efficiente di una vicenda senz’altro grave come il Covid, ha ceduto il passo all’isteria e al terrorismo mediatico, che probabilmente servono per nascondere in modo maldestro i fallimenti delle classi dirigenti. È ovvio, le dimensioni globali della pandemia non possono essere ignorate, ma bisognerebbe iniziare, in particolare in Occidente, a porre un freno al monopolio esercitato dal Coronavirus sulle nostre esistenze. Se a livello sanitario non sono scomparsi i tumori, gli infarti ed altre serie patologie, anche se in questo periodo cupo pare ci si possa ammalare solo di Covid-19, sul piano della politica e soprattutto della sicurezza internazionale non sono altrettanto svaniti tutti quei pericoli che minano da anni la vita, la pace e la libertà dei popoli.

Il terrorismo islamico sta provvedendo a ricordarcelo in questi giorni. Attraverso il macabro attentato di Nizza e il commando armato che ha seminato morte e terrore a Vienna, l’integralismo musulmano ci informa che è ancora ben vivo e vegeto e che intende colpire soprattutto l’Europa, approfittando magari della vulnerabilità di un continente la cui esistenza quotidiana rimane paralizzata all'interno del tunnel del Covid. L’Isis non ha più un territorio sul quale poter vantare il proprio controllo, su questo piano l’organizzazione terroristica è stata sconfitta, ma rimangono attive e in circolazione diverse cellule di elementi armati, che continuano ad usare la sigla del sedicente Stato islamico, così come altri utilizzano ancora il marchio di Al Qaeda. Il clima attuale non promette nulla di buono perché, oltre agli attentati sanguinari di Nizza e Vienna, vi è stata una sequela di minacce ai danni del presidente francese Emmanuel Macron, che, al di là delle dinamiche in seno all’Unione europea e del discutibile asse franco-tedesco, in questo momento rappresenta la libertà contro l’oscurantismo islamista e deve essere difeso.

Non sottovalutiamo poi il protagonismo arrogante del leader turco Recep Tayyip Erdogan, il quale sembra avviato a diventare uno sponsor in giacca e cravatta della jihad. Il terrorismo, come abbiamo visto tristemente già molte volte, può mietere più vittime di qualsiasi virus, quindi è opportuno darci tutti una bella svegliata, a cominciare dai governi europei e dai media mainstream, e volgere ogni tanto lo sguardo anche oltre al Covid. Un severo monito non può che essere indirizzato al Governo italiano, solerte nel colpevolizzare gli italiani durante la pandemia e autore di vessazioni di ogni tipo, ma colpevolmente assente nel gestire l’immigrazione clandestina, che non a caso, senza regole e limiti, continua a varcare impunita i confini del nostro Paese. È ormai assodato come in mezzo a tanti disperati si annidino anche killer del terrorismo islamico e l’ultima prova di tutto ciò è stata fornita dall’attentatore di Nizza, recatosi in Francia via Lampedusa a decapitare innocenti.

Aggiornato il 05 novembre 2020 alle ore 10:06