Ora finalmente l’abbiamo capito. Il Governo ci tratta come dei minorati da condurre dove lui voglia senza che noi lo sappiamo. Nel corso di “Porta a Porta”, ieri l’altro, la sottosegretaria al ministero della Salute, Sandra Zampa, ha dovuto ammettere, pressata dalle insistenze di uno sbigottito Bruno Vespa, che il Governo, attraverso le ultime misure adottate con il recente decreto anti pandemia, non ha per nulla mirato a chiudere o a limitare le attività che riteneva più rischiose per il diffondersi del contagio, ma ha voluto azzerare, chiudendole, la “tentazione” offerta a tutta la popolazione di uscire la sera per andare a cena o a teatro. In altri termini, Giuseppe Conte ha chiuso teatri, cinema, ristoranti, bar, sale da ballo, palestre non per la loro pericolosità oggettiva per l’epidemia – visto che egli stesso ammette che proprio queste attività sono fra le meno rischiose – ma per impedire a tutti gli altri di beneficiarne la sera, quando dopo le 18, finito il lavoro, si potrebbe passare qualche ora appunto usufruendone. Un blocco sociale simile a quello di marzo ma non dichiarato, taciuto.
Il Governo si comporta, insomma, come quel padre che, per impedire al figlio minorenne che non vuole saperne di studiare preferendo scorrazzare tutto il giorno con il motorino, invece di parlargli con la dovuta fermezza cercando di fargli capire che prima bisogna studiare, lo nasconda da qualche parte, inventando che il motorino ha un guasto e che il meccanico se lo terrà per diversi giorni allo scopo di ripararlo. Così, l’effetto è garantito: il ragazzo, senza motorino, starà a casa, non si sa poi se a studiare o a applicandosi ai videogiochi. Non so se questa strategia pedagogica sia la migliore – temo di no – ma comunque essa suppone alcuni elementi necessari. Il primo è che l’uno sia appunto il padre del ragazzo, responsabile della sua educazione e formazione personale. Il secondo che il figlio sia ancora minorenne, vale a dire nel corso di uno sviluppo ancora incompleto e perciò in via di formazione umana e sociale. Il terzo che il meccanico si lasci strumentalizzare allo scopo di educare il ragazzo allo studio. Sia cioè disponibile a mentire, affermando, se interrogato, che effettivamente il motorino si trovi in riparazione, mentre non lo è affatto e perciò, lui, non becca un quattrino.
Distribuiamo ora le parti, cosi esemplificate, nella realtà. Conte svolgerebbe il ruolo del padre, pronto a mentire se occorre; i poveri ristoratori, teatranti, baristi, gestori di palestre, di cinema quello degli utili idioti che si fanno strumentalizzare da Conte e che nulla guadagnano, tutto perdendo; noi tutti, infine, siamo quelli dei minorati mentali – visto che per età siamo maggiorenni – che non vanno governati, ma indotti a fare ciò che il padre vuole si faccia, ma senza sapere come e perché. Tutto questo non solo è disgustoso ed indegno, ma anche contrario allo Stato di diritto come disegnato dai principi che lo reggono e dalla Costituzione ed ancora ogni forma immaginabile di democrazia.
Infatti, in uno Stato di diritto e in una democrazia che si rispettino e degne di questi nomi il capo del Governo non è mai il padre dei governati, ma soltanto il responsabile ultimo della gestione della cosa pubblica; il capo del Governo è invece considerato “il padre” nelle dittature di ogni colore, come prova il fatto che Stalin venisse appellato col nominativo di “piccolo padre”. Il capo del Governo non mente ai governati, ma dice le cose come stanno, dice la verità senza edulcorazioni o enfatizzazioni. Invece, nelle dittature, mente abitualmente, prova ne sia che la libertà di stampa è annullata o gravemente limitata. Non ci sono utili idioti, buoni a farsi strumentalizzare secondo l’occorrenza, ma cittadini consapevoli che come tali vanno trattati, cioè come fini in sé e mai come mezzi per ottenere altri scopi; invece, nelle dittature, tutti e ciascuno possono liberamente e in modo spregiudicato essere “usati” per gli scopi voluti dal despota di turno, come prova in abbondanza la storia dei regimi totalitari. I governati non sono (mai minorati) da trattare come semideficienti da condurre dove si voglia, in quanto incapaci di intendere e di volere, ma esseri umani liberi e responsabili che hanno diritto di sapere le cose come stanno. Invece, nelle dittature, i governati sono trattati appunto da semincapaci, impossibilitati a deliberare per il meglio: per questo nelle dittature votare o è impedito o è ridotto ad una semplice messinscena.
Insomma, siamo messi proprio male. Si badi: non sto dicendo che Conte e Luigi Di Maio, con Nicola Zingaretti, stanno per ordire un silenzioso e strisciante colpo di Stato, venato di paternalismo ed omertà, destinato a stabilire un nuovo “blocco” come quello di marzo scorso, ma senza dirlo apertamente. Di un colpo di Stato non sarebbero neppure capaci. Dico invece che l’insipienza, la spregiudicatezza, la imperizia che affliggono il loro operato rischia di renderli involontari protagonisti di qualcosa che, alla fine, gli assomiglia molto. Anche perché essi fanno ciò che non dovrebbero e non fanno ciò che invece dovrebbero. Infatti, chiudono teatri, cinema e ristoranti dove le misure antiepidemiche sono rispettate, ma non fanno nulla per gli autobus o le metropolitane, gremite da passeggeri ammassati come sardine e che si passano il virus da bocca a bocca.
Che dire? Che essi non hanno forse capito che il gioco ormai si è fatto pesante, che la situazione sta loro sfuggendo di mano, che le piazze italiane ribollono, che le misure di ristoro di coloro che debbono chiudere fanno soltanto ridere. Pensate un po’: a un ristoratore che ha perduto il 40 per cento circa del suo fatturato complessivo annuo di 400mila euro, vale a dire 160mila euro, il Governo promette ben 15mila euro. Ovviamente dopo le solite lungaggini burocratiche. Per farci cosa?
Aggiornato il 30 ottobre 2020 alle ore 09:52