Se rileggiamo con attenzione i dati delle Regionali il risultato di Matteo Salvini non solo ne conferma il primato su tutti gli altri partiti, ma rivela una tenuta se non addirittura un successo, sia pure ridotto. Detto a bocce ferme, sarebbe stato meglio per lui se non avesse più volte dichiarato un finale sei a zero nella competizione delle regioni, compresa quella “impossibile” Toscana dove il prevedibile successo del Partito Democratico ha fatto risaltare quello meloniano nelle da tempo rosse Marche. È dunque nel dopo voto che l’impressione di una sconfitta si è diffusa, a cominciare dei media, e all’interno sia del centro destra che nella sua stessa Lega. A ben vedere, al di là della brillante vittoria nelle Marche di Giorgia Meloni, le problematiche nel centro destra non sono da meno di quelle di Matteo Salvini anche perché, con il nuovo arretramento di Forza Italia il termine centro rischia la cancellatura ed è una sua prevedibile assenza che obbliga Salvini a un cambio di rotta che, tra l’altro, la Meloni da tempo ha impresso a Fratelli d’Italia guardando appunto ad una centralità che la sua nomina a segretario dei conservatori europei ha ulteriormente rafforzato in campo internazionale e, ovviamente, italiano. L’Europa è diventata una sorta passepartout per qualsiasi leader che punti occhi e ambizioni su Palazzo Chigi e con gli effetti del Covid la Ue è divenuta una sorta di banca che travalica quel duo Merkel-Macron da sempre inviso a Matteo Salvini. Non solo ma il virus con la sua drammatica globalità non poteva non avere riflessi sulla politica sovranista e non più autonomista e “nordica” del Capitano. È sintomatico che proprio ad uno Luca Zaia, teorico-pratico dell’autonomia veneta sia toccato un successo strepitoso. Una vittoria che fin da subito ha acceso i fari sulla situazione interna della Lega offrendo buon gioco alle mire interne vuoi per una gestione interna più collegiale (accettata subito da Salvini) vuoi, soprattutto sul ruolo di Zaia nell’ipoteticato avanzare di una sua candidatura alla guida di una Lega tornata alle origini.
Comunque stiano le cose la concorrenza nella corsa per Palazzo Chigi vede partecipanti, insieme a un Salvini – la cui leadership non è comunque contestata – al nord il vittorioso Zaia e al centro sud la vincente Meloni per di più premiata con la prestigiosa nomina a livello europeo che è, per certi aspetti, un viatico verso quel traguardo. Sono ipotesi e opinioni che, aggiunte alle dichiarazioni del governatore ligure Toti, non possono non provocare riflessioni in Matteo Salvini che della strategia centralista ha fatto uso e a volte abuso, confermando tuttavia le sue indubbia capacità nell’avere risollevato di successo in successo le sorti di una Lega fino a pochi anni fa ridotta al lumicino e utilizzando una tecnica comunicativa di presenza costante ,più volte al giorno di qua e di là, fra il suo popolo plaudente e ansioso di selfie, non meno che sui media dove la forte simpatia delle emittenti berlusconiane lo ha accompagnato nei più vari tour de force. Oltre che nei talk.
Il calendario del leader della Lega ha come scadenza imminente il processo siciliano a proposito della vicenda della nave degli immigrati. In questa occasione la strategia del coinvolgimento del suo popolo deriva da una scelta squisitamente politica che, volenti o nolenti, si pone come alternativa al processo stesso, benché la si dipinga come occasione di incontri e di dibattiti sull’universo mondo. In realtà è una sorta di chiamata alle armi in cui si scontrano due opposti eserciti con opposte strategie della quali, quella giudiziaria intende, come si dice, applicare la legge che impone la norma del salvataggio in mare e, quella salviniana cioè del centro destra richiama il prioritario principio su una scelta che non può che competere alla politica e dunque al ministro e allo stesso governo nella sua collegialità. In questo quadro il gioco delle previsioni ha a che fare con le tifoserie delle quali la mala pianta del giustizialista è cresciuta a dismisura. E quella del garantismo, purtroppo, gode di minori coltivatori. Forse l’occasione della nave può offrire nuovi adepti.
Aggiornato il 02 ottobre 2020 alle ore 10:21