Il virus del qualunquismo

Esattamente come è accaduto nei riguardi del Covid, anche nei confronti di uno dei più assurdi referendum della storia repubblicana, quello confermativo sul taglio dei parlamentari, quasi nessun partito, né della maggioranza e né dell’opposizione, osa discostarsi dal conformismo qualunquista dominante. E se nel primo caso, dopo mesi di una narrazione terrorizzante finalizzata a far accettare al popolo misure liberticide senza precedenti, solo ora dalle parti del centrodestra si comincia a dare qualche timido segnale di dissenso, nei confronti dell’ennesimo parto demagogico del Movimento 5 Stelle, quasi nessuno osa mettersi ufficialmente di traverso, tranne la sempre politicamente coraggiosa Emma Bonino e la sua +Europa.

D’altro canto, dopo aver osservato con un certo raccapriccio la grande facilità con cui Giuseppe Conte & company ci hanno confinati in casa per mesi, ingigantendo un problema sanitario che in realtà ha sempre riguardato le fasce più fragili della popolazione, trattandosi di una infezione di natura opportunista, chi sta a capo di un grande partito, come ad esempio Matteo Salvini, si trova costretto a seguire la corrente di certo qual fallimentare pressappochismo, che da sempre caratterizza la nostra democrazia di Pulcinella, ma che con l’avvento dei pentastellati pare aver subìto una devastante accelerazione verso il baratro del collasso sistemico. Tant’è che il leader del Carroccio ha dichiarato di votare “sì” al quesito referendario, ma evitando di dare indicazioni al suo elettorato. Decisamente più ridicola, invece, la posizione di Nicola Zingaretti e Matteo Renzi i quali, pur avendo votato la legge grillina per antonomasia in Parlamento, lasciano libertà di coscienza ai propri elettori e simpatizzanti.

Tuttavia, quale che sia il risultato del referendum, oramai sembra che l’elemento di pancia, che una volta caratterizzava quote minoritarie dell’elettorato, sia diventato preponderante nella vita politica italiana, orientando sempre di più le scelte strategiche della cosa pubblica. Siamo arrivati ad un punto che il ragionamento fondato sui dati oggettivi dei numeri è stato sostituito da una sorta di ottimismo della volontà con il quale si possono avanzare le più strampalate proposte, come quella di risanare i nostri sempre più disastrati conti pubblici con i ridicoli risparmi derivanti dal citato taglio di deputati e senatori.

In questo senso i grillini hanno saputo abilmente intercettare una miscela assai efficace per ottenere consenso, a base di invidia sociale e di analfabetismo funzionale, ma assolutamente deleteria sul piano di una necessaria evoluzione culturale del Paese.

Facendo delle loro rivendicazioni quasi un dogma religioso, gli epigoni di Beppe Grillo hanno illuso continuano ad illudere buona parte della popolazione che con un semplice tratto di penna o di matita copiativa si potesse abolire la povertà e rendere la nazione più giusta e prospera. Ed è proprio con questo tipo di vane speranze che si sta inesorabilmente lastricando la nostra strada verso l’inferno del sottosviluppo.

Aggiornato il 28 agosto 2020 alle ore 10:56