Cattivi maestri e professori. Pessimi alunni e genitori quanto meno distratti. Paura di studiare e poca voglia di lavorare (meglio restare in Smart working a distanza, a casa propria, come in un gigantesco “gioco dell’uva”). In pochi mesi la scuola italiana si è trasformata nel “Paese dei balocchi” di collodiana memoria. Il Paese dei Pinocchi e dei Lucignoli. Con professori che neanche si vergognano di alimentare il teatro dei burattini di Mangiafuoco. Qualche settimana fa alcuni giornali hanno riportato la voce dal sen fuggita a uno di questi campioni – ovviamente su un social network – uno studente che in un impeto di onestà intellettuale frammisto ad un entusiasmo degno di miglior causa aveva detto che il 2020 era stato “l’anno perfetto”.
Dal punto di vista di un somaro che a fine febbraio vede interrompersi l’obbligo di frequenza scolastica con rinvio alle calende greche. Adesso a settembre sono quegli asini dei professori a non volere tornare in classe con quella ministra grillina che non sa più a che santo votarsi. Intendiamoci, i danni alla scuola li aveva già fatti la parte peggiore dell’ideologia sessantottina, dando per ammesso che ce ne sia una “migliore”. Adesso il sei politico è diventato come il reddito di cittadinanza. E la tendenza “fancazzista” dei professori è il nuovo verbo. Naturalmente nascondendosi dietro il virus. Totale? L’anno perfetto potrebbe replicarsi nel 2021.
Ed è facilmente comprensibile che a un Paese come il nostro – pieno di tasse e con un ceto medio distrutto dalla ideologia para comunistoide, dove non funziona la giustizia, le carceri fanno schifo, la scuola pure e la sanità è quella che abbiamo tutti constatato essere (ma guai a prendere i soldi del Mes a essa dedicati!) – alcuni in Europa non è che si fidino tanto a metterci tutti quei miliardi in mano senza alcuna rendicontazione. Come si ricorderà, nella feroce favola di Pinocchio – analizzata genialmente tanti anni fa dal linguista Luca Serianni – dopo la sbornia del “Paese dei balocchi” tutti i burattini diventati asini, Lucignolo in testa, vanno mandati al macello. Cioè “condannati a morte”. E a Pinocchio lo salva solo il buon cuore della fata Turchina. Un lieto fine un po’ fideistico già quello. Credere che a noi ci salvi invece Giuseppi Conte è esercizio di fede molto più arduo.
Aggiornato il 20 luglio 2020 alle ore 12:39