
Quanto incide la regolazione della proprietà intellettuale nel facilitare o disincentivare l’arrivo di un nuovo vaccino? E quanto tempo ci vorrà ancora perché il vaccino per il Covid19 possa giungere sul mercato? Queste due domande sono state al centro del webinar “In attesa del contagio 0. Proprietà intellettuale e vaccini“ che si è tenuto nella giornata di ieri.
Coordinati da Serena Sileoni, sono intervenuti Gilberto Corbellini (Direttore dipartimento di Scienze Umane e Sociali e Patrimonio Culturale, Consiglio Nazionale delle Ricerche), Cesare Galli (Professore ordinario di Diritto industriale, Università di Parma) e Rino Rappuoli (Chief Scientist e Head External R&D, GSK Vaccines).
Nel suo intervento, Cesare Galli ha messo in evidenza l’importanza della proprietà intellettuale come incentivo all’innovazione. I vincoli derivanti da questa non impediscono infatti, ha spiegato Galli, una più agevole accessibilità dei prodotti e dei risultati, essendo già ampiamente in uso, a tal fine, strumenti normativi e negoziali.
Come ha spiegato Gilberto Corbellini, la fase critica per i vaccini è la cosiddetta “valle della morte”. Il superamento di questa fase, che segue quella preclinica, riguarda infatti la sperimentazione e prevede l’utilizzo di ingenti risorse e il subentrare di varie complessità per giungere ad avere vaccini efficaci e sicuri.
Al momento si sta accelerando molto per trovare il vaccino contro il Covid19. Rino Ruoppoli ha affermato che solitamente servono tra i dieci e i vent’anni. Solo di recente, con il vaccino per l’Ebola, abbiamo avuto tempi più brevi. Ora però disponiamo di nuove tecnologie, di grandi investimenti, dello sviluppo contemporaneo di tanti vaccini e di un atteggiamento delle agenzie regolatorie volto a velocizzare le procedure. Per Ruoppoli, stiamo procedendo alla svelta ma senza pregiudicare la sicurezza.
Aggiornato il 25 giugno 2020 alle ore 12:23