
Questa storia del finanziamento ad opera di Nicolás Maduro al Movimento Cinque Stelle mi incuriosisce, ma non mi scandalizza. Delle elargizioni di Mosca al Pci e di Washington alla Dc e ad altri, sapevamo già. È normale che, in periodo di Guerra fredda (e anche dopo), le potenze sostenessero i loro interessi con generose contribuzioni ai partiti ideologicamente contigui. Negare la rilevanza di interessi politici ed economici sarebbe un atto di imperdonabile ingenuità. Pensare, poi, che a questa regola aurea si sottraesse il Movimento Cinque Stelle sarebbe sciocco. La politica è (anche) questo. Certo, prendere i soldi dal compagno Maduro fa un po’ sorridere.
Ricordo che nell’aprile 2015, il giorno in cui Barack Obama e Raúl Castro (il fratello di Fidel) si strinsero la mano, io ero a Panama. C’era – ovviamente – anche Maduro, unico capo di Stato americano alloggiato nella città storica, oggi ricovero di artisti e pochi altri. Il compagno Maduro aveva rifiutato l’ospitalità dei modernissimi alberghi della City e si era accasato con i (?) poveri. Un buon comunista, Maduro. Lo guardavo con simpatia: lui, al cospetto di Obama, Castro e degli altri; lui, che controllava un Paese produttore di greggio. Non dico che mi piacesse, ma non mi sembrava peggiore di altri leader centro o sudamericani.
E, invece, guarda dove va a cadere, questo comunista del XXI secolo, che (sembra) finanzia il M5s, credendo di contribuire alla lotta imperitura del proletariato. Ora, delle due l’una: o non capisce nulla di politica (il che mi sembra improbabile), o ha in mente di distruggere l’Italia nel modo più sottile ed insidioso, facendo il possibile perché cada in mani sprovvedute. Buona la seconda, secondo me. In questo caso, il Venezuela è nostro nemico, anche se non confina con noi.
Aggiornato il 16 giugno 2020 alle ore 11:46