In diretta da Marte

Non sappiamo voi, ma noi non siamo più disponibili a riflettere intorno ai pistolotti di un premier che ancora non si è accorto di essere a Palazzo Chigi da due anni, guidando due governi che hanno peggiorato il peggiorabile, coi giallorossi poi non ne parliamo, un treno diretto verso il muro. Insomma dopo l’anno bellissimo, le manovre poderose ed espansive, l’atto d’amore delle banche, sentirci dire di sorrisi e allegria mentre il paese cola a picco, spaccato in due fra l’apparato statale coccolato e garantito e quello privato abbandonato all’esasperazione, è il colmo. Sentirci dire che non ci sono desideri statalisti e che la libera impresa è sempre possibile, è una provocazione, sia perché è vero il contrario, lo statalismo è l’ossessione grillino comunista, sia perché ci mancherebbe solo che la libera intrapresa diventasse una concessione di Giuseppe Conte e della sua coalizione, anziché un punto fermo tutelato dalla costituzione. Ascoltare di un’Italia tutta da rifare quando da due anni si procede in senso opposto, aggravandola di sbagli, sperperi, leviatano, blandizie burocratiche, forcaiole, fiscalmente persecutorie e assistenzialiste è un non senso.

Per non dire che sull’atto d’amore delle banche verso il paese si fa il contrario, perché l’ossessione di colpire i contanti a vantaggio dei bancomat è solo fatturato assicurato per gli istituti di credito e un aiuto poderoso allo sfoltimento occupazionale delle agenzie, del personale di sportello. Colpire l’uso del contante, mortificare la moneta, è una manovra a vantaggio del sistema del credito e non dei cittadini, che dovrebbero essere liberi di pagare a piacimento come succede in tutti i più grandi paesi occidentali. Insomma in America, in Germania e cosi via dove l’uso delle carte di credito di ogni tipo è stimolato ed elevato, l’uso del contante è illimitato, perché la libertà economica significa anche questo, l’una cosa non esclude l’altra, è la gente che decide e non l’ipocrisia. Stessa musica per la corsa sfrenata, che si è creata con la task force, allo Smart working, alla digitalizzazione, perché uno Stato per funzionare bene deve essere, essenziale, asciutto, c’è poco da informatizzare se l’apparato è un gigante flaccido e inoperoso pieno di uffici, enti, dipartimenti, per posti inutili e nullafacenti.

Prima di digitalizzare bisognerebbe tagliare con l’accetta la burocrazia generata ad hoc in decenni di statalismo cattocomunista, che ha creato il mito del posto fisso per la clientela, assunzioni pubbliche a gogò, posti assegnati in aziende, organismi, uffici, società che non servivano a niente ma che si sono messe in piedi pur di coltivare il bacino elettorale. Il cattocomunismo della serie giallorossa è proprio quello che ha devastato le casse pubbliche a partire dalla previdenza e dall’assistenza, utilizzate non per garanzia sociale, ma per la sinergia sindacale elettorale delle parrocchie, dalle baby pensioni, agli scivoli, ai regali contributivi, per una infinità di enti ed apparati statali. Per questo ci ritroviamo con le pensioni d’oro, con chi è andato in quiescenza a 40 anni, con chi ha versato per 10 anni e il resto se lo è ritrovato regalato a suon di privilegi di stato, con chi ha ottenuto il cumulo di trattamenti, con 2 oppure 3 pensioni contemporaneamente, per non citare i furbetti. È il cattocomunismo che ci ha consegnato l’impresa pubblica infilata in ogni ramo, quelle confezionate apposta, quelle acquisite con salvataggi assurdi, quelle partecipate per assegnare appalti concordati, ci siamo accollati una marea di spese senza ritorno, senza progetti industriali di sviluppo, perché lo stato non ingrassa il cavallo, lo sfianca e basta. Per non dire del fisco, ieri Conte ha attaccato Carlo Bonomi sulle tasse, accusandolo di parlare solo di riduzione dell’imposizione, confermando sia il concetto grillino comunista del paese che tassa per sperperare in assistenza anziché per sviluppare, e poi il principio forcaiolo e pauperista della sinistra sulle imposte, colpire la produzione di ricchezza purché sia, anziché il contrario.

Bonomi ha ragione, è il sistema fiscale l’artefice dello sviluppo dell’impresa, dei consumi, del mercato, in un sistema liberale e sano, la produzione di ricchezza va stimolata piuttosto che espropriata per pagare i posti e le poltrone, servizi inefficienti, stipendi di una enormità di inutili inservienti, costi pubblici inverecondi. Basterebbe pensare alle municipalizzate, al ripianamento dei buchi delle nazionalizzate, ai salvataggi sulla pelle dei cittadini anche delle banche che hanno fatto mala gestione, insomma le tasse sono persecutorie perché lo stato costa e paga un’eresia ciò che non serve all’economia, anzi la danneggia. Ecco perché il rilancio del sistema Italia, la sua rinascita, non può avvenire con questo governo, coi cattocomunisti, con gli eredi di Palmiro Togliatti del Pci-Pds-Ds-Pd, non è con loro che si faranno le grandi riforme della burocrazia, della giustizia, del fisco, del welfare, delle istituzioni, la malattia non si cura con chi l’ha generata, cresciuta e coltivata, ma con l’antidoto liberale. Con la cura di questo governo per la crisi epocale, ci ritroveremo il Far west autunnale, fallimenti, ci ritroveremo con una disoccupazione devastante che la digitalizzazione, il pagamento elettronico, l’informatizzazione gli scucirà un baffo. Serve uno shock fiscale, di libertà dalla burocrazia, di cantieri aperti senza l’ossessione dei permessi e delle carte, servono ventate di autodeterminazione e semplificazione, altroché discorsi giallorossi, elemosina, prestiti centellinati, navigator per il lavoro che non c’è, reddito da divano, bonus agli statali, l’aumento dello stato fino all’inverosimile. Serve una enorme revisione del pachiderma pubblico e della spesa, per recuperare decine e decine di miliardi sprecati, buttati al vento senza ritorno, il lavoro, il Pil, lo sviluppo, si crea con gli stimoli all’impresa, all’avviamento di un’idea, all’iniziativa privata, tutto il resto è una pappardella cattocomunista sbugiardata dalla storia e dall’economia, serve più libertà e più democrazia.

Aggiornato il 05 giugno 2020 alle ore 10:01