L’onda del giustizialismo

La giustizia show e le Rsa (in primis il Pio Albergo Trivulzio), col supporto militante del circo mediatico di giornali, tg, talk-horror show e approfondimenti, non poteva non attirare l’attenzione e i pareri degli addetti ai lavori. Un membro del Consiglio superiore della magistratura, Alessio Lanzi, già professore di Diritto penale, ha recentemente osservato che, nell’ambito delle inchieste sulle Rsa, “in Lombardia tornano i processi di piazza, dalla Procura di Milano un attacco politico”.

Il parere di Lanzi aggiunge che sull’onda di un’inchiesta giudiziaria spettacolarizzata, la giustizia si è soffermata pressoché esclusivamente sulla Regione guidata dal centrodestra, che è stata oggetto di una perquisizione ripresa in diretta e dalla quale è inevitabile trarre un messaggio politico proprio quando, “lì dentro si lavora in trincea per evitare altri morti”.

Del resto, ragiona Lanzi, anche la stampa è complice in questa vicenda: tutti “parlano di Lombardia ma i media zitti sui contenuti del decreto che chiudeva le porte del Sud e ha prodotto l’assalto ai treni e favorito il contagio”.

Non potevano non insorgere contro Lanzi le dure reazioni dal Palazzo dei Marescialli, con una severa reprimenda giacché i membri del Csm sono tenuti a non esprimere mai giudizi sul merito di una inchiesta in corso e perciò, se non saranno “smentite le sue dichiarazioni, sarà chiesta l’apertura di una pratica a tutela dell’autorità giudiziaria di Milano”.

La risposta di Lanzi è arrivata a stretto giro di posta, come si suol dire, respingendo al mittente la reprimenda e accompagnando le considerazioni lombarde, dove è in atto una campagna mediatica violentissima contro la Regione, con altre critiche in merito alla doppiezza nei giudizi e alle non poche occasioni “giudiziarie” nelle quali è del tutto evidente le frequentazioni del doppio binario, a seconda delle situazioni e decisioni amministrative e politiche di diversi personaggi.

Si tratta, come ha osservato qualcuno, di un film già visto a proposito di una certa e diffusa giustizia, ma che, al tempo stesso, ci racconta di nuovo antiche storie nelle quali il ruolo del circo mediatico-giudiziario ritorna ad affermare la sua forza unidirezionale nell’ossessiva ricerca di capri espiatori evocando scenari da far rivivere il ricordo di un’epoca di cappi sventolati al seguito di tricoteuses urlanti.

E le ripetute dirette televisive col cronista con mascherina sullo sfondo del palazzo giallo del Trivulzio sono a loro volta la replica del film che ci trasmisero in diretta televisiva le icone più tragiche e a volte comiche (il ricordo va al non dimenticato Paolo Brosio) di quell’ordalia oscena di “Mani pulite”.

Non a caso un “cronista di vecchia scuola” come Carmine Fotia ha commentato su Twitter: “Quando ho visto il povero cronista con annessa mascherina davanti al Pio Albergo Trivulzio come muta comparsa, ho pensato con orrore all’onda giustizialista del 1992”.

Onda che va, onda che viene. O non se ne è mai andata.

Aggiornato il 27 aprile 2020 alle ore 10:34