Sarebbe forse meglio parlare di guerriglia nei confronti della Lombardia del presidente Attilio Fontana e del centrodestra che hanno proposto una urgente riapertura, comunque graduata, che non può non imporre decisioni governative nelle quali la questione sanitaria, pur prioritaria, non dovrebbe sminuire quella economico-produttiva.
Ci mancava il grido di dolore del governatore della Campania Vincenzo De Luca, deciso a sbarrarne i confini per il timore dell’invasione, nordica e contagiosa, per completare il quadro confuso e contraddittorio del disastro politico da coronavirus.
Capovolta la vecchia diatriba del nord contro il sud, ne restano attuali, purtroppo, le antiche motivazioni di un nord, specialmente lombardo-milanese, produttivo e ricco, rispetto ad un meridione sottosviluppato e dimenticato. È il Covid-19 che ha provocato un ribaltamento, ma parlare di ingratitudine del sud verso il nord è riduttivo e semplicistico anche e soprattutto perché si sottovalutano i sistematici attacchi che poco o nulla hanno a che fare con quello scontro essendo politici, appunto. E omissivi dell’indubbiamente concreto do ut des fra nord e sud.
Le violente bordate contro il Pio Albergo Trivulzio, una imponente struttura dotata di mille posti, si sono sviluppati cavalcando l’inchiesta in corso trasformata, da subito, in un’occasione per colpire e affondare Lega e Forza Italia, ovvero Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, in una Lombardia che produce più del 25 per cento del Pil nazionale per cui, fare il confronto con l’impatto delle misure di lockdown con regioni come Molise e Basilicata è improprio. Ben sapendo che in questi territori vi sono ricadute per la popolazione locale e se si ferma la Lombardia si ferma il cuore dell’Italia, con danni irreparabili per il Paese. Riaprire è dunque inevitabile, non si può attendere il vaccino e, chi conosce le cose, ci insegna che un’azienda che non può pagare una fattura di 10mila euro perché non ha cassa, fallisce anche se ha un fatturato potenziale di 100mila euro. È un esempio fra i tanti che il neopresidente Carlo Bonomi di Confindustria ha ben presente quando nella sua prima uscita ha giudicato la politica italiana piena di incertezze e di ritardi in merito ad una ricostruzione della quale si notano, fino ad ora, più gli sbandieramenti che i progetti e i programmi. Dei quali, peraltro, nessuna attenzione, nessuna coraggiosa proposta è in campo per rendere efficaci i necessari investimenti massicci, togliendo di mezzo le impressionanti impalcature burocratiche costruite come il Codice degli appalti, l’Autorità nazionale anticorruzione, il reato di abuso d’ufficio ecc..
Gli attacchi a testa bassa contro il governo della Lombardia rientrano certamente in un contesto da campagna elettorale continua, ragion per cui gli sbandieramenti finiscono col preferire la forma delle promesse alla sostanza dei fatti da realizzare, soffermandosi con parole alate nell’evocazione della mitologia del dopoguerra. Ma senza la volontà e la capacità – due doti del tutto invisibili in questo governo traballante e diviso con l’incompetenza al potere, con l’uno vale uno, con i voltafaccia sugli anti-vaccini, con l’ignoranza e l’invidia sociale – sarà praticamente impossibile una gestione della res publica. Altro che ricostruzione...
Aggiornato il 20 aprile 2020 alle ore 10:52