Gli stati generali del nulla

Cominciata sotto forma di uno spettacolo comico-satirico, l’avventura dei grillini si sta chiudendo allo stesso modo. Difatti le numerose iniziative prese dagli artefici del Movimento 5 Stelle per recuperare il consenso perduto sembrano appartenere all’atto finale di una farsa. Un farsa la quale, ahinoi, ci è costata parecchie risorse in termini di spesa pubblica e in termini di mancata crescita economica.

Dopo il famoso direttorio e lo strombazzato pool dei facilitatori, organismi che avrebbero dovuto affiancare il lavoro del molto ambizioso capetto Luigi Di Maio, adesso arrivano gli stati generali dei grillini. Ma non a breve, come ci aspetterebbe da una forza politica agonizzante - la quale in aggiunta si trova a dover superare il difficilissimo scoglio delle elezioni in Emilia-Romagna - bensì tra ben due mesi: essi si terranno infatti tra il 13 e il 15 marzo. Lo scopo dichiarato della kermesse pentastellata è quello di una rielaborazione programmatica, sebbene i più maligni ritengono che nel mirino della manifestazione ci sia la leadership di Giggino, la cui crescente sicumera e arroganza appare del tutto proporzionale alla sua sempre più contestata figura di capo politico.

Tuttavia, al di là di una data che, considerando l’estrema fluidità del quadro politico, sembra più lontana delle proverbiali calende greche, nessuna iniziativa di facciata potrà oramai risollevare le sorti di un non partito che ha perso i due principali elementi che oggigiorno costituiscono il principale appeal per la maggioranza degli elettori italiani: l’essere nuovi e la credibilità.

Nel primo caso la perdita del requisito rappresentava un prezzo che chiunque fosse giunto nella stanza dei bottoni, soprattutto dopo oltre un decennio passato a raccontare frottole, avrebbe comunque dovuto pagare. Ma la scelta politica di allearsi prima con la Lega e poi con il Partito Democratico e frattaglie varie ha prodotto un velocissimo invecchiamento sul piano dell’immagine, portando i grillini ad essere catalogati tra i peggiori trasformisti della storia repubblicana. In questo senso sono convinto che molti individui che li hanno votati, oggi voltano loro le spalle perché particolarmente nauseati da un evidente, quanto inevitabile poltronismo.

Tutto ciò, e qui veniamo al tasso dolente della credibilità, si è unito in un micidiale combinato disposto con le tante, troppe sciagurate misure di governo realizzate sotto il segno del M5s.

Misure sostanzialmente in linea con il catastrofico presupposto di questa gente, secondo cui si sarebbe creato un enorme spazio fiscale per aumentare a dismisura la spesa pubblica redistributiva, sol mandando a casa la vecchia classe politica. Un presupposto totalmente falso, così come la dura realtà dei numeri ha poi dimostrato, il quale non essendosi per nulla concretizzato ha prodotto un irreversibile danno reputazionale nei confronti di chi lo aveva irresponsabilmente sbandierato per raccogliere consensi. 

D’altro canto, come mi sforzo di ribadire ad ogni occasione, l’Italia è affetta da gravi e complessi problemi di sistema la cui risoluzione, almeno parziale, risulta politicamente ardua e altrettanto complessa. Per dirla in altri termini, facendo ricorso al metodo baconiano, si tratterebbe di adottare una sorta di ragionevole e illuminata pars costruens per raddrizzare questo disgraziato Paese. Qualcosa che non pare assolutamente alla portata dei dilettanti allo sbaraglio a 5 Stelle, i quali al di là di una rudimentale pars destruens non sanno andare. Tutto questo è ampiamente confermato da ciò che sta accadendo in Italia da oltre un anno e mezzo. E non saranno certamente i prossimi stati generali del nulla convocati dai grillini a modificare le cose.

Aggiornato il 13 gennaio 2020 alle ore 13:44