La giustizia ha perso: abbiamo perso tutti

L’esito era fin troppo scontato: dopo 6 ore e mezza di camera di consiglio, i giudici hanno decretato che Gilberto Cavallini è colpevole del reato di concorso in strage per la bomba esplosa il 2 agosto 1980 a Bologna (per la quale sono già stati condannati in via definitiva Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini come esecutori materiali - ergastolo ai primi due, trent'anni per il terzo). Ed è stato condannato all'ergastolo. Con questa sentenza si è voluta sostanzialmente confermare la matrice fascista della strage.

Eppure qualcosa non torna. Nonostante siano passati quasi 40 anni da quel tragico giorno, pare non sia possibile appurare la vera verità della vicenda. Lo stesso processo a Cavallini non è stato privo di incongruenze ed azioni che lasciano diversi interrogativi ancora aperti. Il primo tra tutti: perché non si è voluto proseguire nelle indagini sul lembo facciale inizialmente attribuito ad una delle vittime, Maria Fresu, che successivamente è risultato non essere suo?

Perché, nonostante le dichiarazioni di diversi parlamentari di schieramenti politici opposti, non è stata chiesta la desecretazione di alcuni documenti che sconfesserebbero la matrice fascista della strage?

E ancora, perché giudici e giornalisti notoriamente non di destra nel corso di questi anni avrebbero scritto libri per ribadire una tesi contraria a quelle dei propri partiti di appartenenza?

Perché non si è riusciti a risalire ai mandanti?

Ma soprattutto, non essendo emerso nessun nuovo elemento contro l’imputato, perché è stato condannato se non è stato fugato il ragionevole dubbio?

Certo, il dolore per la morte di 85 persone non viene cancellato neanche in 40 anni. Ma il rispetto per le vittime dovrebbe imporre di ricercare la verità, per quanto scomoda o difficile. Oggi, invece, lo Stato si è arreso alla versione più facile e comoda: perché i Nar sono stati e rimangono i perfetti capri espiatori. Perché di crimini non ne hanno commessi pochi (e li hanno anche tutti ammessi, tranne – incredibilmente – questo), quindi perché ci si dovrebbe preoccupare di tutelare dei criminali?

Perché lo Stato dovrebbe difendere il diritto di tutti, ma soprattutto dovrebbe avere a cuore il rispetto dei suoi cittadini. Tutti. Anche di quelli che hanno commesso degli errori.

Perché in uno Stato di Diritto è la Verità che dovrebbe emergere, per dimostrare nei fatti l’ovvio concetto che la vendetta differisce sempre dalla giustizia.

Aggiornato il 09 gennaio 2020 alle ore 17:47