Come si dice, en attendant Renzi, ma forse la novità, come ricorda il direttore, sarà politicante più che politica.
Intanto, il quadro della nostrana Polis, all’indomani del nuovo Governo definito dai più “di sinistra”, sta cambiando. Un cambiamento ovviamente scontato, non foss’altro per una maggioranza diversa dalla precedente, sia pure con lo stesso Presidente del Consiglio che si è meritato dal Matteo Salvini di Pontida, l’inevitabile appellativo di “servitore di due padroni”.
Una sorta di nuovo post 14 marzo quando il centrodestra aveva bensì gli storici due padroni ma con un Silvio Berlusconi ampiamente ridotto nei voti (a detta dei tecnici di elezioni Forza Italia avrebbe perso negli anni circa dodicimila consensi) e con un Matteo Salvini col vento in poppa e con l’altro Matteo, a sua volta ridimensionato, mentre la coalizione sarà, appunto, quella che è stata. E che non c’è più.
La decisione del leader della Lega di mandare a casa il Conte I (puntando su scontate elezione anticipate) non poteva non produrre una sorta di ribaltone delle alleanze con il Conte bis (rieccolo) che ha recuperato un Partito Democratico in grave crisi dalla quale vorrebbe riprendersi col ruolo governativo. La sua sconfitta elettorale è dovuta in larga parte alla colpevole sottovalutazione del super tema della sicurezza e dell’immigrazione e, a quanto pare, una riflessione attenta e obbligata su queste due emergenze non pare affatto di casa, non soltanto dalle parti di Nicola Zingaretti ma anche di Luigi Di Maio, i due leader della attuale coalizione governativa.
Si è detto da più parti che la decisione salviniana non avrebbe portato consensi al suo autore, con sguardi sempre più attenti a quei sondaggi che rischiano spesso di abbagliare i molti, nella politica e al di fuori, confondendoli con i propri desideri. Il fatto è che la modifica del quadro comporta un’analisi per dir così meno veloce, sia ovviamente per il cambiamento in sé, sia per le ipotesi di un futuro che attiene chi governa e chi sta all’opposizione, in modo particolare Salvini.
Il “Capitano” ha incontrato i suoi in una grande manifestazione, molto partecipata e molto entusiastica sul pratone di Pontida alla quale Salvini ha voluto imprimere soprattutto il senso e il segnale di una sfida al Governo in carica con parole d’ordine semplici e chiare particolarmente gradite alle migliaia di ascoltatori che avevano bisogno di una rinnovata spinta della quale necessitava lo stesso leader che, in quanto ad efficacia degli slogan, è un maestro tanto più ora in un ruolo che è rovesciato rispetto a due mesi fa, ma non meno impegnativo ben sapendo che non basta più l’accentuazione della tematica sicurezza-sbarchi-immigrazione ma l’aggiunta indispensabile di propositi e proposte in previsione di un molto vicino ritorno al governo.
Il punto, cioè una delle ipotesi principali, è infatti la durata di un Esecutivo che si è completato dello stuolo di sottosegretari facendo esclamare ad un Conte, in piena emozione demagogica, coesione ma soprattutto impegno, passione e disciplina, della cui indispensabilità vorrebbe essere lui stesso testimonianza, presente e soprattutto futura. Naturalmente in una proiezione a scadenza non affatto ravvicinata del “suo” Governo.
Il rovescio, cioè, di quanto sta invocando Salvini che, pur privo di un rimpianto Di Maio, ha già confermato l’alleanza con un Berlusconi in possesso bensì di un carniere non straboccante di consensi, ma comunque utile alla bisogna della riconfermata alleanza, con un pensiero rivolto alla ipotizzata nuova legge elettorale proporzionale. Certo, in un Paese come il nostro basta una superficiale enumerazione dei governi succedutisi in un ventennio circa per rendersi conto che la loro durata non è di lunga scadenza, anzi. Ma chi fa politica, soprattutto chi la guida, non ignora che esistono eccezioni alla regola, non scritta eppur costante, dei governi non di legislatura. Non a caso, dallo schieramento opposto la scommessa è rovesciata e si lanciano, ora dai pentastellati ora dai piddini (che mettono nel conto una scissione renziana dal presumibile sguardo al centro verso una Forza Italia in disarmo), le più immaginifiche ipotesi ma sempre e comunque tenendosi stretta la stabilità dell’Esecutivo.
Il panorama politico si muove come in una sorta di ricostituzione di due poli, sia per il cosiddetto centrodestra che per la cosiddetta sinistra, un ensemble reciproco che ha comunque una figura certa, quella di un Salvini che lavorerà come al governo, più che al governo, in una simile direzione sulla quale spira un vento, per ora, e da Pontida favorevole.
Aggiornato il 17 settembre 2019 alle ore 10:42