Come ampiamente anticipato sulle colonne di questo giornale, la Commissione europea non proseguirà la procedura d’infrazione per eccesso di debito a carico dell’Italia.
I catastrofisti che da mesi battono il medesimo, monotono, tasto del fallimento prossimo venturo del Belpaese dovranno trovarsi un’altra momentanea occupazione: non è alle viste alcuna Troika pronta a commissariare la terza economia europea e seconda manifattura continentale. Solo uno sprovveduto avrebbe potuto scommettere sull’inverarsi di una simile catastrofe. L’Italia non è un paesello qualsiasi. È il crocevia di interessi strategici e geopolitici che valicano di gran lunga i pur estesi confini dell’Unione europea. Italia non è solo Made in Italy che già di suo escluderebbe ogni valutazione negativa sulla tenuta economica e produttiva del Paese. E non è solo risparmio privato, che pure è tra i più consistenti al mondo. Italia non è solo la terza riserva aurea più forte al mondo, prima di Francia e Cina. Italia è missioni militari all’estero. Italia è Nato; è apparati di difesa installati lungo la penisola dagli alleati d’Oltreoceano; è il centro dello scacchiere mediterraneo. È frontiera posizionata davanti al continente africano, che viene divorato dall’influenza cinese; è ponte di dialogo con la Federazione Russa, è player nelle dinamiche conflittuali del Vicino e del Medio Oriente.
Ora, a fronte di un tale carico di ruoli e responsabilità sarebbe mai concepibile che la Repubblica italiana venisse commissariata da qualcuno di Bruxelles, ispirato da Parigi o da Berlino, col pretesto di qualche miliardo di euro fuori posto nella contabilità? Era nelle cose che una soluzione si sarebbe trovata prima di avvitarsi in un looping diplomatico/burocratico. Un conto è la propaganda politica, altro è l’analisi oggettiva dello scenario nel quale si sviluppano gli eventi osservati. Peccato che da noi il mondo sia rovesciato per cui gli analisti indossano la casacca dei più accaniti partigiani. È così che poi si finisce per raccontare una montagna di frottole sui media. Pensiamo a quale miserrima sorte siano destinate le dotte elucubrazioni di noti opinionisti che per mesi sui giornaloni, un giorno sì e l’altro pure, ci hanno spiegato in tutte le salse perché l’Italia sarebbe saltata e perché la procedura d’infrazione sarebbe stata inevitabile. Domani, a beneficiare di tanta buona carta sprecata saranno le pescherie che avranno di come avvolgere il pesce venduto. Dopo la scoppola della mancata crisi adesso il refrain catastrofista si concentra sulla manovra innescata dal Governo per essere “graziati” da Bruxelles. Si tratta di una balla colossale.
Ciò che ha fatto l’Esecutivo per andare incontro alle richieste dei commissari europei è contenuto nell’assestamento di bilancio per 7,6 miliardi di euro, che non è una manovra aggiuntiva. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha corretto lo sforamento del 2018 e quello tendenziale per il 2019 effettuando una verifica sull’entrate e le uscite del primo semestre dell’anno. Si è scoperto che in questi ultimi sei mesi lo Stato ha incassato di più dalla fiscalità generale (+2,9 miliardi da entrate tributarie e + 600 milioni di euro da entrate contributive) e dal recupero di partite correnti e in conto capitale (2 miliardi 740 milioni di euro) per un ammontare complessivo di 6 miliardi 240 milioni di euro. E ha speso meno del previsto (- 1 miliardo 154 milioni di euro) per una riduzione dell’indebitamento netto 2019 pari a 6 miliardi 106 milioni di euro (fonte dati: Il Sole 24 Ore). È bastato un passaggio in Consiglio dei ministri per approvare una norma che vincolasse le maggiori economie realizzate all’abbattimento del debito.
Pierre Moscovici, il commissario europeo agli Affari economici che ha condotto la trattativa con il Governo italiano, ieri era a dir poco raggiante. In conferenza stampa ha tenuto a precisare che l’Italia ha rispettato le tre condizioni poste dagli esaminatori dei conti per fermare la procedura d’infrazione. “L'Italia compie lo stesso sforzo previsto a dicembre, ma senza crescita. Pensiamo che sarebbe controproducente dal punto di vista economico e del debito pubblico chiedere alle autorità italiane di fare di più quest'anno", le sue parole. Quindi, il nostro Paese rientra nei parametri fissati per il saldo strutturale già con gli andamenti economici del primo semestre dell’anno. Se, come previsto, nel secondo semestre inizieranno a dispiegare effetti le misure adottate dal Governo, con un quadro internazionale più stabile, la prossima manovra di bilancio potrebbe non essere tanto impegnativa quanto oggi si pronostica. Ne sono convinti gli investitori finanziari che continuano a comprare i titoli di Stato italiani. Ieri i mercati hanno chiuso con il rendimento dei Btp decennali all’1,6450 per cento. Mai così basso dall’aprile dello scorso anno. Un minor costo del servizio sul debito, in prospettiva, farà un gran bene alle politiche di riduzione del deficit strutturale.
Ma non è solo Bruxelles ad accorgersi che il Governo giallo-blu comincia a carburare. L’Istat ha registrato a maggio un sorprendente aumento del tasso d’occupazione (59,0%; +0,1 punti percentuali). Più 67mila occupati che corrispondono al +0,3 per cento rispetto al mese precedente. In numeri assoluti, al momento, risultano occupati 23 milioni 387mila cittadini. Il valore più alto mai registrato da quando l’Istat effettua rilevazioni sul mercato del lavoro. Rispetto alle tipologie contrattuali, l’andamento positivo è assolutamente generalizzato: a maggio + 0,2% permanenti, +0,4% a termine, +0,5% autonomi. Il tasso di disoccupazione cala al 9,9 per cento, sotto la soglia psicologica del 10% (-0,2 punti percentuali). Per il Governo si tratta dei primi effetti del vituperato Decreto Dignità. Non sarà del tutto così ma di certo non si sono viste le annunciate cavallette e pestilenze di cui strologavano i media e le opposizioni l’estate scorsa, sostenuti dalla solita Confindustria. Gli imprenditori sarebbero dovuti scappare a gambe levate dall’Italia dopo il varo delle norme restrittive sul ricorso al lavoro a tempo determinato e, invece, stiamo a certificare nuovi record. Come mai? Il bello è che le organizzazioni datoriali, delle quali si avverte sempre meno l’utilità, non se lo sanno spiegare.
Avanti così e la coppia Salvini-Di Maio al Governo ci festeggia le nozze d’argento. Ormai dovrebbe esser chiaro a tutti che questo Governo ha la struttura anatomica del bombo, che è un insetto simile a un calabrone. Il bombo, per come è stato concepito dal buon Dio, con quel corpo pesante, con quelle ali sproporzionate, scientificamente non potrebbe volare. Eppure vola. Ugualmente questo Governo, non potrebbe stare in piedi per le incolmabili differenze valoriali e politiche dei partner. Eppure, regge. Prima le opposizioni comprenderanno che i disegni di Dio seguono sentieri misteriosi e prima riusciranno a dire qualcosa all’elettorato che abbia un senso compiuto.
Aggiornato il 05 luglio 2019 alle ore 10:36