Il Decreto Salvini e la sinistra che abbaia alla luna

Il Governo ha varato il Decreto sulla sicurezza e sull’immigrazione. Adesso la palla passa al Quirinale che lo valuterà con molta attenzione prima della controfirma. Il successivo step sarà il vaglio parlamentare che dovrà convertirlo in legge. Quindi, non è il caso d’impiccarsi a sterili polemiche sui tecnicismi delle norme introdotte che modificano la disciplina in vigore. Ci sarà tempo per passare al setaccio il provvedimento. Per adesso limitiamoci a valutare l’impatto politico della misura adottata ieri dal Consiglio dei Ministri.

Ciò che balza agli occhi è che si tratti di una vittoria, l’ennesima, di Matteo Salvini o, se si vuole, del traino leghista della formula di Governo giallo-blu. Il ministro dell’Interno, all’indomani della sua nomina, ha spinto al massimo la macchina ministeriale per contrastare il fenomeno migratorio, primo obiettivo del programma di governo leghista. Finora i sondaggi segnalano che gli italiani gradiscono. Le rilevazioni sulle intenzioni di voto degli elettori, nei prossimi giorni, diranno fino a che punto essi intendano seguire il “Capitano” sulla strada della fermezza nella lotta all’immigrazione clandestina.

Sebbene non ve ne fosse bisogno a dare un gran mano al Governo è intervenuta, puntuale, l’opposizione di sinistra che non ha mancato di gridare allo scandalo per l’approvazione di norme giudicate razziste, illiberali, incostituzionali e chi più ne ha ne metta. Si tratta della solita politica lunare di una minoranza ideologizzata che non ha rinunciato al sogno di fare dell’Italia il laboratorio del multiculturalismo spinto, attraverso lo strumento dell’accoglienza indiscriminata e illimitata dei clandestini. Salvini, al contrario, prova a porre un argine a tale deriva. Il fatto di aver associato l’intervento per razionalizzare il fenomeno migratorio all’apparato normativo sulla sicurezza dei cittadini rappresenta un chiaro segnale di scelta, anch’essa ideologica, in totale controtendenza con quanto è stato fatto dai precedenti governi della sinistra. Da oggi, nero su bianco, è scritto che il flusso migratorio non è, come si è fatto credere, una benedizione del Signore ma un problema sociale ed economico da contenere e gestire nel migliore dei modi. E comunque nell’interesse prevalente degli italiani. Che male c’è in questo? Il nodo della questione è tutto qui. Lo prova il fatto che gli alti lai che abbiamo udito ieri sulle presunte violazioni delle regole fondanti lo Stato di Diritto sono sembrate patetiche toppe propagandistiche maldestramente cucite per tamponare la valanga di “finalmente” montata in un’opinione pubblica che non ne può più dell’ipocrita solidarismo buonista dei radical-chic. Costoro, dalle vertiginose latitudini delle loro sontuose magioni, non ce la fanno proprio a comprendere il disagio vero di una popolazione stanca di subire le altrui vessazioni: quelle delle astruse regolette eurocratiche targate Bruxelles, le prove di becero machismo di altri governi europei che, sulla carta, dovrebbero essere amici ma nella realtà non lo sono, la pretesa degli ultimi della terra di venire a casa nostra a rifarsi delle perdite subite.

Se il “Decreto Salvini” dovesse trasformarsi in legge così com’è stato partorito nelle stanze del Viminale, per i clandestini finirà l’età dell’oro del tutto è permesso. Anche di delinquere, visto che nessuno finora, giudici o forze dell’ordine non fa differenza, non ha potuto nulla a fronte del diritto all’impunità garantito dalla politica dell’accoglienza al sedicente profugo, soggetto di speciale tutela umanitaria, a prescindere da chi sia stato e cosa abbia fatto, di buono o di brutto, nella vita prima di approdare sul nostro patrio suolo. Dicono i detrattori che quella imposta da Salvini è una stretta autoritaria. Ma dove sta scritto che pretendere da chi sbarca senza invito in Italia il rispetto delle regole e di stare nel perimetro della legalità sia un atto anti-democratico? È maledettamente falso spacciare il lassismo per la forma migliore di garantismo che una comunità progredita possa assicurare ai suoi membri, anche a quelli che vi stazionano in via temporanea.

E poi, ci vuole una gran bella faccia tosta, quella che solo i “compagni” sono capaci d’indossare, a invocare lo Stato di Diritto “on-demand”, cioè quando fa comodo. La nuova regolamentazione prevede il rigetto automatico della richiesta di asilo quando il richiedente è stato condannato in primo grado da un Tribunale della Repubblica per un reato particolarmente grave. E la sinistra che fa? Scopre che l’ordinamento giuridico italiano prevede tre gradi di giudizio prima della condanna definitiva. E com’è che se ne ricordano soltanto adesso? Solo qualche settimana fa avevano fatto la Ola alla decisione della Procura di Genova di procedere al sequestro cautelativo dei denari della Lega in presenza di una condanna dei suoi amministratori emessa in un primo grado di giudizio. In quel caso il paradiso della giustizia non poteva attendere la sentenza definitiva. Era giusto che la magistratura agisse senza neanche aspettare la conferma della pronuncia di colpevolezza da una Corte d’Appello. Per non parlare della saga giudiziario-sputtanatoria toccata a Silvio Berlusconi. Per il “Cav.” la sola notizia di reato era già un annuncio di condanna senz’appello. Ora, con gli immigrati che delinquono la sinistra si ricorda del garantismo.

È inutile prendersela, è tutta acqua al mulino leghista. Se ne accorgeranno presto, i “compagni”, quanto la gente abbia gradito l’alzata di testa di questo ministro dell’Interno che non sarà un Winston Churchill redivivo, ma nel suo piccolo sembra funzionare. Almeno per adesso.

Aggiornato il 25 settembre 2018 alle ore 12:16