La scelta è tra sfascismo e responsabilità

L’imminente ritorno alle urne ci consegna uno scenario politico molto più delineato del precedente nel quale, a causa di una legge elettorale confusionaria, tra alleanze spurie e proposte strampalate gran parte dei cittadini non hanno compreso quale fosse la reale posta in gioco: la nostra permanenza o meno in Europa e nella moneta unica. Questo è il vero, colossale nodo politico da sciogliere. Il resto è solo fuffa propagandistica.

Lo scrissi in tempi molto meno sospetti e qui mi permetto di ribadirlo: i sovranisti di Lega e Movimento 5 Stelle avrebbero un unico modo per onorare le loro folli promesse di spesa e di riduzione fiscale, evitando di intaccare nominalmente i diritti acquisiti di milioni di soggetti che vivono sotto l’ombrello protettivo dello Stato: uscire dall’Euro e stamparsi le risorse da ridistribuire a pioggia. Ovviamente si tratterebbe di una mossa catastrofica per un Paese che ogni anno deve rinnovare 400 miliardi di titoli di Stato in una moneta pesante come l’Euro.

In realtà, come comprende bene chi si occupa della materia, un ritorno unilaterale dell’Italia a una propria moneta determinerebbe la necessità di convertire in modo forzoso l’intero stock del debito sovrano, causando l’immediato default del Paese. Il sistema economico e finanziario si troverebbe di botto con i rubinetti della liquidità chiusi e gli stessi cittadini-elettori, storditi da questo improvviso terremoto, sarebbero proiettati nel giro di qualche settimana in una vera e propria economia di guerra. Questo, in estrema sintesi, è lo scenario verso il quale la deriva populistico-sovranista promette – o minaccia – di condurre la nostra collettività nazionale. Una collettività nazionale che, stando agli ultimi sondaggi, sembra non comprendere gli enormi rischi che si corrono affidando la guida dell’Italia a due forze politiche – Lega e M5S – che si pongono in aperta contrapposizione non solo con l’Unione europea e la moneta unica, ma anche e soprattutto con la realtà. Una realtà che potrà anche non piacere a molti adoratori della religione degli asini volanti, tuttavia al di là di essa c’è solo un catastrofico ritorno a un lontano passato caratterizzato da una diffusa povertà.

È per questo che credo siano oramai saltati del tutto i vecchi schieramenti che hanno dominato la scena dopo la fine della cosiddetta Prima Repubblica. Oramai il nuovo discrimine politico che si sta sempre più chiaramente delineando è quello che vede contrapposti gli sfascisti di un sovranismo campato per aria e chi, responsabilmente, si appella al buon senso di coloro i quali non intendono gettare alle ortiche l’attuale livello di vita faticosamente conquistato attraverso le generazioni.

Aggiornato il 29 maggio 2018 alle ore 12:35