È il tempo della responsabilità al potere

A quasi due mesi dal 4 marzo alla guida del Governo figura ancora Paolo Gentiloni. Le elezioni, secondo i commentatori più avvertiti, avrebbero determinato la “palude”. Secondo taluni avventurieri della politica avrebbero prodotto, invece, una “fase di chiarezza”. Chi abbia avuto ragione è fin troppo evidente.

Il Paese ha votato, il Paese si è espresso. Ma il Paese, adesso, non ha un Governo che goda della fiducia del nuovo Parlamento. Dunque, non può agire. Frattanto, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha, pazientemente, ascoltato le delegazioni dei gruppi parlamentari. Dopodiché ha affidato i mandati “esplorativi” alla seconda e alla terza carica dello Stato: la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, la prima donna eletta a capo della Camera Alta e Roberto Fico, presidente della Camera dei deputati.

I due mandati avevano obiettivi e perimetri politici opposti. La Casellati ha verificato le convergenze tra la coalizione di centrodestra e il Movimento Cinque Stelle. Fico ha sondato sulla possibilità di un accordo tra il M5S e il Pd. Il risultato è ancora incerto. Per non dire confuso. In realtà, si sono persi di vista alcuni fondamentali elementi di valutazione della crisi che il Paese sta vivendo.

Innanzitutto, è opportuno registrare un’errata interpretazione di una legge elettorale, comunque, sbagliata. Già. Perché il cosiddetto “Rosatellum” bis è, con tutta evidenza, una legge a vocazione prevalentemente proporzionale. Vale a dire, una legge che “premia” le coalizioni e “punisce” i partiti che si presentano alla contesa elettorale non coalizzati. Per queste ragioni, il dato politico dovrebbe essere chiaro: la coalizione che ha vinto è quella del centrodestra. La formazione politica che ha perso, seppure rappresenti il partito di maggioranza relativa, è il Movimento Cinque Stelle. E allora, bisogna domandarsi per quali ragioni il M5S debba costituire il perno di questa sfortunata diciottesima legislatura.

D’altro canto, il centrodestra non può governare da solo, poiché non i numeri sufficienti. Ergo, occorre ricercare quel senso di responsabilità che dia al Paese un Governo che possa determinare un autentico cambiamento. Al momento si assiste a una snervante guerra di posizione. Giocata sulle dichiarazioni, sugli insulti, persino sulle autentiche intimidazioni. Purtroppo, l’Italia, gravata da un enorme e storico debito pubblico, non può vivere, come ha fatto la Germania per sei mesi, senza un Governo. La speculazione ci creerebbe danni irreparabili. Il famigerato spread condannerebbe il Paese a nuove misure draconiane.

Il Popolo ha chiesto il lavoro e gli investimenti. E il nuovo Governo dovrà occuparsi di trovare delle soluzioni che garantiscano la pace sociale e consentano ai nostri giovani di guardare al futuro con speranza. Ma è soprattutto al Sud che deve guardare il prossimo Governo, evitando toni e provvedimenti assistenziali, cercando, con pervicacia, di realizzare una nuova idea di sviluppo sostenibile che rilanci il Mezzogiorno. 

Per questi motivi, le forze politiche in campo devono fare presto. Pensando al bene comune e non alla propria resistibile rendita di posizione. Il Paese è stanco. Ha bisogno di essere governato. Viviamo i giorni dell’incertezza e dell’arroganza. È arrivato il tempo della responsabilità al potere.

Aggiornato il 27 aprile 2018 alle ore 15:58