Sos migranti dalla Tunisia: punto e a capo

Sono quasi trent’anni che in Italia non si vara un’amnistia. In compenso ci prendiamo gli effetti (nefasti) delle amnistie altrui. Di recente il governo tunisino ha aperto i cancelli delle patrie galere a 412 detenuti. Oltre ai delinquenti comuni sono stati rimessi in libertà anche sospetti jihadisti. In Tunisia volevano festeggiare la fine del Ramadan in giugno e la celebrazione del 60esimo anniversario della fondazione della Repubblica in luglio. Ma lo hanno fatto a nostre spese visto che il rilascio dei galantuomini ha coinciso con l’aumento del flusso di clandestini provenienti dalle coste tunisine. L’impennata di sbarchi ha preoccupato i sindaci delle località maggiormente esposte al fenomeno migratorio.

Il primo cittadino di Lampedusa, Totò Martello, ha chiesto un incontro urgente al ministro dell’Interno, Marco Minniti, per discutere del problema. Il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, come riporta “Il Tempo”, ha scritto una lettera molto preoccupata all’indirizzo del Viminale denunciando il rischio di infiltrazioni jihadiste nei recenti arrivi d’immigrati dalla Tunisia. Segno che un problema c’è e non può essere nascosto sotto il tappeto. Soprattutto se poi ci si accorge che gli assassini che stanno insanguinando le strade di mezz’Europa sono transitati per il nostro Paese, soggiornandovi comodamente per imprecisati periodi di tempo. Ultimo in ordine cronologico l’attentatore di Marsiglia Ahmed Hanaci, che ha ammazzato due donne in nome di Allah.

Il terrorista aveva vissuto per anni ad Aprilia, in provincia di Latina, dove aveva sposato una nostra connazionale. Hanaci era tunisino come Anis Amr, il boia di Berlino che il 19 dicembre dello scorso anno ha fatto strage d’innocenti catapultandosi con un camion sulla folla del mercatino prenatalizio. Amr è stato freddato da due eroici poliziotti italiani alla stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni, dove era sceso in cerca di protezione nei luoghi nei quali aveva lungamente soggiornato prima di partire per la missione omicida in Germania.

Queste coincidenze sospette dovrebbero spingere le autorità di Roma a riaccendere quei riflettori furbescamente spenti dopo il beau geste di Minniti nel mostrare i muscoli (e il portafoglio)ai trafficanti libici di esseri umani. Invece, sembra che questa maggioranza di governo proprio non lo voglia capire che con la questione migratoria non si scherza. E ogni segnale di apertura dato sul fronte dell’ospitalità e dell’accettazione del fenomeno, è un favore reso a quei manovratori occulti che, al riparo delle non sempre leali capitali del mondo arabo, progettano di asservire l’infedele Europa anche attraverso l’arma dell’invasione demografica. È il caso dell’approvazione della legge sullo Ius soli. Sembrava che il progetto fosse stato definitivamente accantonato, vista la decisa contrarietà della maggioranza degli italiani. Invece,  è notizia di queste ore, il ministro Graziano Delrio ha deciso di fare lo sciopero della fame per manifestare contro la mancata approvazione del provvedimento. Direbbe il mitico Antonio Di Pietro: “E che c’azzecca?”.

Se Delrio si vuole immolare lo faccia per una miglior causa. Magari per il cattivo stato delle opere pubbliche o per il fallimento del piano di ricostruzione dei Paesi del Centro-Italia distrutti dal sisma dello scorso anno. Delrio rinunci pure a bistecca e patatine ma lo faccia per la malasorte toccata ai malcapitati abitanti di Amatrice e lasci perdere lo Ius soli, che non è aria. È giunto il momento di serrare i ranghi ma non per sbracare ulteriormente abbattendo quel minimo di barriere che ancora consentono una difesa alla nostra vilipesa civiltà. Se sforzi devono essere compiuti che vadano nella direzione di rafforzare l’identità della comunità europea e occidentale.

A questo riguardo, possiamo dire che l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione sarà una benedizione per tutti noi. I cugini britannici, con la loro ossessione per il multiculturalismo, hanno combinato disastri e li hanno pagati a caro prezzo. Eppure non si arrendono. Volete l’ultima? Il tabloid londinese “Daily Mail” riporta la notizia che “in molte scuole del Sussex e dell’Essex le sigle tradizionali del calendario gregoriano (a.C. e d.C.) verranno sostituite con “B.c.e.” “C.e.”.  Anziché dividere le epoche tra “prima di Cristo” e “dopo Cristo” si dovrà dire “prima dell’Era comune” e “Era comune”. Questo per non offendere la sensibilità dei musulmani.

Direbbe Asterix: “Sono pazzi questi Britanni”. Siamo a tal punto di resa che adesso, oltre a negare la storia, la religione cristiana, il cibo e le tradizioni per fare posto alla Shari’a e alle corti islamiche, diciamo addio anche al buon senso. Meno male che da oltremanica ci stanno lasciando perché la loro arrendevolezza da sindrome multiculturalista è perniciosa. Pronti come sono a cancellare tutto della nostra identità. Anche i fumetti. E come faremmo senza più “B.c” dell’indimenticabile Johnny Hart?

Aggiornato il 07 ottobre 2017 alle ore 09:01