Meno male che ci sono i blitz

Polizia, questori e prefetti sono finiti sotto accusa dopo i due blitz a Roma e Milano dove c’è scappato pure un morto, come nella Capitale. Ma che fossero interventi necessari se non urgenti a fronte del dilagare degli abusivi pare ai più un fatto acquisito.

Ma allora, dopo il blitz milanese, perché tante alzate di scudi della sinistra - che pure governa la città - e la stessa istituzione per antonomasia, la giunta cittadina dal sindaco in giù, in così evidente imbarazzo? Se a Roma si dice di un malore fatale per il senegalese trovato morto ma, al contrario, i centri sociali sono ora scatenati contro la “polizia assassina”, a Milano l’intervento della Questura nel piazzale della stazione centrale era indispensabile per un altrettanto indifferibile controllo delle centinaia di abusivi. Intendiamoci, l’uso della forza pubblica va sempre commisurato alla realtà e i suoi eventuali eccessi andrebbero criticati. Ma lo spettacolo quotidiano in un luogo da poco restaurato e su una piazza che per i milanesi, ma non solo, rappresenta il biglietto da visita della loro città, era da giorni auspicato.

Ora, se gli estremismi consueti dei centri sociali sempre pronti alla “rivoluzione” non possono stupire, ha destato una qualche sorpresa l’atteggiamento di una parte del governo cittadino (non del Partito Democratico che ha difeso la polizia) nel quale il suo capo è apparso in un certo qual modo imbarazzato, riservandosi di parlare col questore e il prefetto per eventuali chiarimenti. E comunque hanno tutti insieme invitato caldamente a partecipare alla “marcia dell’accoglienza” del prossimo 20 maggio. Ora, ciascuno è libero di marciare per o contro chi gli pare, ma se si guarda, come si dice nella gauche, oggettivamente, la situazione dell’accoglienza a Milano, come crediamo a Roma e altrove, non è affatto allarmante e tale comunque da sollecitare marciatori non a caso definiti a senso unico. Ed è proprio per questo che i cittadini da mesi e mesi si chiedevano come e qualmente si potesse ulteriormente differire un intervento per un controllo severo delle centinaia di occupanti e di abusivi che avevano trasformato una piazza in un vero e proprio bivacco con risse, rapine e aggressioni a carabinieri e militari.

Voleva essere, quella della Questura, anche una dimostrazione muscolare sia pure in senso buono? Può darsi, fatto sta che l’operazione massiccia e in grande stile della polizia, una retata sui generis, ha consentito il fermo di dodici stranieri pregiudicati ed espulsi per ragioni di pubblica sicurezza e altri quattordici trattenuti per le procedure di identificazione. Sullo sfondo si rende inquietante il problema dei profughi, dei quali quasi quattromila sono ospitati a Milano. E dopo? Il fatto è che, almeno fino a ora, non si sono viste reazioni ostili della cittadinanza anche perché Milano attraversa economicamente uno dei suoi periodi migliori sullo sfondo di un Paese in difficoltà ma, e dopo? Dopo, se gli arrivi di profughi e migranti aumenterà sensibilmente come è più che probabile, saranno indispensabili controlli severi e rigorosi evitando che il problema si allarghi, esondi, contamini una città dove l’ordine pubblico è garantito, anche continua a crescere il numero di emigranti in cerca di casa e lavoro, di profughi e africani in fuga dai propri Paesi. E si vedranno nuove retate o, come la sinistra le chiama “violenti repulisti”.

E allora, quando sarà troppo tardi, appariranno non più criticabili i blitz ma semmai auspicabili, da applaudire. E sembreranno un tantinello umoristici gli appunti di un Comune - severamente accusato di totale irrilevanza sulla sicurezza da Stefano Parisi - che ha rimproverato la Questura di non essere stato informato in tempo del blitz. A parte il fatto che ai vigili urbani era stato inviato dalla Questura il fax relativo, il problema era ed è di lana caprina: ma un blitz è una sorpresa, o no?

Aggiornato il 05 maggio 2017 alle ore 15:44