La presunzione   d’innocenza: sparita

Prima di un commento definitivo sulla sconcertante vicenda di Antonio Logli, condannato per il presunto omicidio della moglie Roberta Ragusa, è il caso di attendere le motivazioni del giudice monocratico che ha emesso il verdetto.

Tuttavia ciò non mi esime dall’esprimere, anche a nome di tutti coloro che ancora credono in uno Stato di diritto, un fermo “j’accuse” nei confronti del popolare “Chi l’ha visto?”. Uno storico programma televisivo, in onda da sempre su Rai 3, la cui ragione sociale dovrebbe essere quella di sostenere la ricerca delle persone scomparse, ma che troppo spesso si trasforma in un’imbarazzante gogna mediatica nella quale sembra del tutto dimenticato il fondamentale principio costituzionale della non colpevolezza fino a sentenza definitiva.

Proprio in merito al caso Logli/Ragusa abbiamo assistito ad un accanimento colpevolista da parte della conduttrice Federica Sciarelli e dei suoi collaboratori, a mio avviso senza precedenti. Accanimento che è proseguito con la stessa intensità anche dopo il primo proscioglimento, ad opera del Gup Giuseppe Laghezza, del Logli. A cadenza quasi settimanale, all’interno di un caso poverissimo di riscontri oggettivi dominato da un cosiddetto supertestimone ascoltato dopo molti mesi la cui memoria è sembrata funzionare a singhiozzo, il programma ha bombardato i telespettatori con un incredibile mantra accusatorio, mandando in onda per ore e ore sempre le stesse intercettazioni; quest’ultime costantemente intercalate da tutta una serie di congetture e considerazioni inaccettabili, soprattutto per chi svolge un servizio pubblico finanziato coi quattrini del contribuente.

In particolare, la signora Sciarelli, la quale è senz’altro una donna d’onore, ha costantemente voluto rimarcare il fatto incontrovertibile che l’indiziato avesse un’amante e che quest’ultimo, proprio in relazione a tale elemento, non fosse stato sempre sincero. Inoltre, sempre la signora Sciarelli, in ogni fase di questo ennesimo caso di commistione mediatico-giudiziaria, ha sostanzialmente lasciato il campo libero alle tesi dell’accusa, dando amplissimo spazio ai commenti e alle dichiarazioni di chi esprimeva un evidente pregiudizio nei confronti di un uomo innanzitutto reo di essere infedele.

Ma è con la condanna in primo grado, la quale ribadisco non intacca i diritti costituzionali dell’imputato, che “Chi l’ha visto?” ha raggiunto l’apoteosi del cattivo gusto, inscenando un’intera puntata all’insegna del colpevolismo più ottuso. Spero francamente di sbagliarmi. Tuttavia non vorrei che a spingere gli artefici del citato programma verso questo evidente accanimento nei confronti del Logli vi fosse anche la querela per diffamazione che quest’ultimo ha intentato un paio di anni orsono contro Sciarelli & company.

Comunque sia, nell’ambito di un desolante panorama televisivo dominato da un colpevolismo quasi morboso, non sembra tollerabile che chi svolge un ruolo nell’informazione di Stato possa letteralmente mettersi sotto i piedi i fondamenti basilari di un moderno sistema di diritto. Di questo passo non vorremmo amaramente prendere atto che il drammatico sacrificio di Enzo Tortora sia avvenuto invano.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:59