
1) Come provano anche le vicende recenti e la marcia indietro di Matteo Renzi, riforma costituzionale e legge elettorale sono intrecciate come serpi in amore.
2) Chi vota no alla riforma costituzionale non è affatto un conservatore dell’ordine esistente ma un difensore delle basi essenziali della democrazia liberale e del governo rappresentativo, cioè della sovranità popolare, mentre Renzi ne è il sovvertitore “pro domo sua”.
3) Dunque il voto no al referendum vale doppio, perché rigetta la riforma costituzionale e travolge la legge elettorale, sulla quale la riforma è modellata perché non prevede l’elezione popolare diretta del Senato che appunto la riforma esclude. (Elementi della riforma elettorale - Premio di maggioranza: 55 per cento dei deputati al 40 per cento + 1 dei voti validi; se no, ballottaggio tra le prime due liste: prende il premio la lista con un voto in più, a prescidere dal numero dei voti! Capilista bloccati con dieci candidature, 100 collegi, preferenze “ininfluenti”. Elementi del Senato: 74 consiglieri, 21 sindaci, 5 senatori per sette anni nominati dal presidente della Repubblica; a vita gli ex presidenti, più gli attuali a vita; 95 senatori “nominati” ancora non si sa come esattamente; possibili senatori diciottenni con immunità parlamentare, che nominano due giudici costituzionali!).
4) Inoltre il voto no al referendum vale addirittura triplo, se Renzi bocciato manterrà la parola e si dimetterà. Tuttavia tale eventualità è solo un accidente politico, mentre la sostanza sta in ciò: la riforma è sbagliata e pericolosa nella forma e nel contenuto, essendo stata addirittura approvata da un Parlamento dichiarato illegittimo dalla sentenza 1/2014 della Corte costituzionale.
5) La perversa combinazione degli effetti della legge elettorale e della riforma costituzionale comporterebbe che il presidente del Consiglio, specialmente quando eletto nel ballottaggio da una minoranza elettorale anche infima, di fatto nominerebbe lui la Camera di sua fiducia anziché riceverne l’investitura fiduciaria, che pertanto si muterebbe in ridondante formalità.
6) Con il trucco della legge elettorale, il presidente del Consiglio plasmerebbe la rappresentanza parlamentare e la maggioranza politica, e diverrebbe il padrone dell’unica assemblea parlamentare direttamente espressiva della sia pure distorta ed artefatta sovranità popolare.
7) Questa “Camera di sua fiducia” avrebbe il potere assoluto sulla legislazione generale (eccetto le poche ma fondamentali competenze legislative del Senato), con l’aggravante della novità del “voto a data certa” con il quale il Governo avrebbe il potere di far approvare a tamburo battente, prendere o lasciare, entro il termine massimo di 90 giorni, le leggi che ritenesse essenziali per il suo programma.
8) Questa “Camera di sua fiducia” sarebbe privata dell’opposizione degna del nome perché, detratti 340 deputati di maggioranza (determinati dal premio senz’alcuna corrispondenza ragionevole con i voti nell’urna), i restanti 277 seggi [290-(12+1)] verrebbero divisi proporzionalmente tra le liste che avessero superato la soglia di sbarramento del 3 per cento dei voti. La situazione risultante vedrebbe una maggioranza governativa selezionata dal presidente del Consiglio e sottoposta alla sua frusta, dunque forte e compatta come un carro armato, contro quattro, cinque, sei minoranze parlamentari, fragili e divise come belanti pecorelle.
9) L’inaccettabilità del “disegno deformatore” è dimostrata dal paradosso consistente nel fatto che ad un Governo, fondato sulle fragili basi democratiche e sulle fraudolente basi rappresentative della legge elettorale, la riforma costituzionale assegna poteri viepiù penetranti e incontrollabili, specie da un Parlamento ridotto ad una sola Camera, per giunta asservita al Governo che dovrebbe invece controllare.
10) La riforma costituzionale, oltre che gravemente difettosa nella forma espressiva, fino all’incomprensibilità, è inficiata da sviste e lacune che ne minano il funzionamento, dall’iter legislativo alle modalità di formazione del Senato. Il Governo vanta di aver tolto al nuovo Senato il potere di concedere e negare la fiducia. Se ne deduce che il Governo non possa porre in Senato neppure la “questione di fiducia” con la quale il Governo compatta la maggioranza e piega l’opposizione su uno specifico oggetto. Il nuovo Senato, sebbene ridotto a sgorbio del vecchio, conserva tuttavia la funzione legislativa paritaria con la Camera su materie fondamentali, quali la revisione costituzionale, l’Unione europea, la legge elettorale del Senato stesso. Quando il Senato andrà in opposto avviso con la Camera su una legge bicamerale paritaria, il conflitto tra le due assemblee non potrà essere risolto dal Governo con la forza politica della fiducia. Ma il conflitto, sulla base della riforma costituzionale, resta irresolubile, anche perché non si intravede l’autorità competente a risolverlo: non la Corte costituzionale perché non è un conflitto di attribuzione; non i due presidenti delle Camere perché non è una questione di competenza ai sensi del nuovo articolo 70 della Costituzione.
11) Il cuore delle argomentazioni gravissime ed inoppugnabili a favore del no è questo: la truffa che l’intreccio tra riforma costituzionale e legge elettorale perpetrerebbe in danno degl’italiani consiste nella creazione di un unicum istituzionale, sintetizzabile così: un Governo criptopresidenziale in un sistema pseudoparlamentare.
12) Conclusione: il seguente calembour non è solo un gioco di parole, ma esprime il profondo senso politico del no: non siamo contro la riforma perché l’ha fatta Renzi; siamo contro Renzi perché ha fatto la riforma.
13) Renzi ha chiamato i sostenitori del no accozzaglia: “turba confusa di persone spregevoli” (Treccani). Invece il presidente Renzi è il mago Otelma della politica tanto quanto la ministra Boschi ne è la Wanna Marchi. Sono due imbonitori: l’uno prevede che, se vince il sì, l’albero degli zecchini d’oro fruttificherà nel campo dei miracoli; l’altra spaccia la sua riforma come una panacea contro i peggiori mali che affliggono l’Italia. Al signor Renzi debbo precisare che il campo dei miracoli sta a due passi dalla città di acchiappacitrulli. Alla signorina Boschi devo ricordare che chi propina il sale come farmaco contro il cancro non guarisce, ma truffa.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:00