
“Meglio una riforma fallimentare che il fallimento della nuova riforma”. Per quanto incredibile, è questo, al dunque, il postulato che muove i sostenitori del “Sì” e che contempla molti corollari. L’uno e gli altri, purissime idiozie. La riforma è scritta male? Vero, ma il meglio è nemico del bene. È perfettibile? Giusto, ma il perfezionismo è l’alibi dei conservatori. Sono amenità degli agitprop del “Sì”? Niente affatto. Sono gli argomenti (pseudo argomenti!) dei più prestigiosi opinionisti schierati con “Renzoschi”, di quelli che scrivono sui giornaloni vituperati dal Governo quando lo criticano. Sono gli argomenti (pseudo argomenti!) dei politici più impegnati nella campagna referendaria, a cominciare, ovvio, da Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, che usano pure l’esca del Bengodi per far abboccare i citrulli: la riforma ridurrà la disoccupazione, la burocrazia, la corruzione, la delinquenza, il debito pubblico; la riforma accrescerà il Pil, la produttività economica, la scienza, le esportazioni; la riforma migliorerà l’aria, l’acqua, la terra, il mare; la riforma scongiurerà i terremoti, incrementerà le nascite, fermerà gli scafisti.
Invece, la peggiore esca, e la più inqualificabile, è quella secondo cui l’avvenire dei nostri figli dipende dal referendum, come piace dire a Renzi. Chiunque deponga i paraocchi vede che sono panzane da imbonitori, i quali, non disponendo di serie ragioni da vantare, spacciano le false per vere, come quando insistono sul cambiamento divenuto improcrastinabile per necessità. Come hanno dimostrato i filosofi più saggi e come sanno i comuni mortali, cambiare per cambiare è la passione degli stolti. Infatti, quasi tutti i sostenitori del “Sì” osano affermare che il passo (la riforma) non è l’ideale, ma serve a tenere aperta la possibilità del cambiamento reale che soltanto l’approvazione della riforma consentirà di avviare. Avete capito benissimo: la riforma, così com’è, riconoscono i fautori, è sbagliata, ma serve a scardinare il blocco costituzionale che impedisce di farne una esatta. In altre parole, questi signori pretendono che gl’Italiani approvino una riforma costituzionale transitoria e strumentale, alla stregua di un forcipe con il quale estrarre dal grembo della temperie riformatrice un “neonato costituzionale” di cui gli stessi ostetrici non conoscono o non descrivono i connotati.
Insomma sono loro stessi che dubitano della loro stessa riforma, tanto che la considerano addirittura provvisoria prim’ancora di averla vista approvata. È serio tutto ciò? Sono seri costoro che pretendono di fare la morale agli oppositori che li smascherano? Il postulato e i corollari portano ineluttabilmente alla dimostrazione che la riforma ha niente a che vedere con gli scopi dichiarati; ma tutto, con le ambizioni di governanti avventati, supponenti, ballisti.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:58