L’identità dell’antisinistra

L’articolo di Ernesto Galli della Loggia sull’identità del centrodestra ha messo il dito nella piaga. Tant’è vero che ha suscitato un dibattito sui giornali, compreso questo nostro. Arturo Diaconale ha scritto che Galli della Loggia sbaglia due volte nell’affermare che Matteo Renzi sta fagocitando la destra sposandone rilevanti punti programmatici e motivi ideali.

In primo luogo, sostiene Diaconale, perché Renzi non ha una sua propria ideologia ma prende quella circostante che gli fa comodo al momento: insomma lo statista di Rignano sull’Arno sarebbe una via di mezzo, come dico io, tra un camaleonte ed un paguro. In secondo luogo perché l’identità della destra è impedita dal politicamente corretto, la nuova cappa che soffoca tutto ciò che vi si oppone.

Le due considerazioni addotte da Diaconale sono esatte, ma non spiegano perché la destra è e non è. I confusi e spesso contraddittori connotati del centrodestra, a cominciare dal nome stesso, un ossimoro che inevitabilmente confonde le idee, dipendono dallo stesso centrodestra, come la faccia imbellettata di chi teme di apparire al naturale. Detto brutalmente, al centrodestra manca il fattore identitario che prima costituiva l’anticomunismo. Il centrodestra era unificato dall’avversione totale, mentale e politica, verso il collettivismo e le sue varianti più o meno edulcorate. Sì, eravamo anticomunisti cerebrali e viscerali. Sì, avevamo ragione e loro, torto. Adesso che il comunismo è finito nella pattumiera della storia, molti comunisti sono tuttavia vivi e vegeti, e spesso, udite udite, liberaleggiano addirittura.

Dunque, siamo confusi e frastornati, fino al punto che taluni filoni del ‘centrodestrismo’ si manifestano politicamente in forme parossistiche e centrifughe. Paradossalmente, non basta opporsi a Renzi per identificarsi in una posizione di centrodestra. Bisognerebbe, al contrario, essere di centrodestra e conseguentemente contrastare Renzi. Se Renzi non è né carne né pesce, anche come pietra di paragone risulta ambiguo. Per esempio, nello spiegare il mio No alla riforma costituzionale, io sono solito affermare, e vengo ben compreso, che non sono contro la riforma perché l’ha fatta Renzi, ma sono contro Renzi perché ha fatto la riforma. Oggi l’identità del centrodestra non può consistere nell’essere antisinistra, allo stesso modo in cui ieri l’identità poteva essere definita dall’anticomunismo, perché la sinistra di adesso non è comparabile con la sinistra di allora, e sarebbe anche il momento di smetterla d’identificare il centrodestra con il moderatismo, che, politicamente parlando, non so cosa sia.

Infine, sussiste la questione del nome, che non è di poco conto. Il centrodestra ha tre o quattro nomi, l’un contro l’altro armati già come nomi in sé. Il centrosinistra è un passo avanti perché sostanzialmente s’identifica nel Pd. Il centrodestra ha bisogno per’esso di un solo nome, tanto generico quanto evocativo, un’etichetta da incollare sulla bottiglia vuota, riempita volta a volta dei contenuti propri, specifici, adattati alle esigenze congiunturali ed elettorali. Cercherò di spiegarlo in un prossimo articolo.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 19:36