Cercasi credibile  alternativa politica

Nonostante le ultime campagne di saldi elettorali promosse da Matteo Renzi, un recente sondaggio commissionato dai compagnucci di Rai 3 conferma la caduta libera del Governo e del suo “Líder Máximo”. Secondo tale sondaggio, ben il 38 per cento degli italiani ha poca fiducia nell’Esecutivo dei miracoli, mentre il 35 per cento non ne avrebbe addirittura alcuna. Ma ancora più significativo è il dato raccolto sulla platea che si mostra benevola nei confronti del ministero Renzi.

A quanto risulta dalla rilevazione curata dall’Istituto Ixè, solo il 3 per cento dei favorevoli dichiara di nutrire molta fiducia nel Governo dei rottamatori. A ciò, malgrado la catastrofica amministrazione di Virginia Raggi, corrisponde in modo quasi speculare la sostanziale tenuta del Movimento 5 Stelle, il quale continua a trovarsi in testa in tutte le indagini demoscopiche, a prescindere dal sistema elettorale che verrà definitivamente adottato.

Ovviamente, soprattutto per chi spera in una svolta responsabile del nostro sistema politico, con l’abbandono di tutte quelle pericolose utopie ed illusioni che stanno conducendo l’Italia in una sorta di universo parallelo, l’idea di cadere dalla padella renziana alla brace grillina non sembra una prospettiva allettante. Per come stanno andando le cose, con una economia incapace di trovare stimoli nelle inconsistenti riforme di un premier cantastorie, ritrovarsi un domani amministrati da gente dotata di poche e confuse idee e che, come per l’appunto dimostra il caso eclatante di Roma, per non sbagliare sceglie semplicemente la politica del non fare un bel nulla, non è molto rassicurante.

Se la scelta si radicalizza tra un campione del voto di scambio, teorico di una flessibilità farlocca che manda letteralmente a ramengo l’equilibrio dei conti pubblici, e i dilettanti allo sbaraglio di un movimento che predica catastrofi a scelta, tra cui la demenziale decrescita felice, la spinta ad abbandonare questa valle di lacrime si fa ogni giorno più intensa. Urge, pertanto, costruire una vera alternativa politica la quale sappia parlare ad un Paese frustrato e confuso la lingua universale della concretezza. Una lingua che si esprima nell’alfabeto del buon senso, in contrasto con la retorica dei sogni impossibili che sta attualmente dominando la scena politica. Una tale lingua, a mio modesto parere, non può che provenire da una destra liberale che sappia mettere al centro della propria azione le ragioni dei ceti produttivi, interrompendo quella spirale burocratico-assistenziale che sta soffocando sul nascere ogni tentativo di ripresa economica e sociale.

Contro il voto di scambio e la decrescita infelice non si può che sperare in una credibile politica liberale che riscopra il valore fondamentale della libertà economica, con meno Stato e meno tasse. Il resto sono solo chiacchiere.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:57