
Caro Valter Vecellio, rispondo alla tua bella lettera dei giorni scorsi: il problema non è soltanto dei radicali. Per questo mi sono permesso, insieme al direttore di un’“Opinione” la cui intestazione liberal-libertaria è da sempre vicina alle ispirazioni del Partito radicale, di riflettere su quanto mi hai scritto, con l’amicizia di sempre.
Sono sostanzialmente d’accordo con te sull’importantissima scelta del vostro Congresso di svolgersi in un carcere: i tanti, troppi detenuti in questo sistema giudiziario, sono l’appendice di un sistema – appunto – da rivoluzionare. E parlarne come avete fatto voi, a Rebibbia, costituisce più che un buon inizio: è la strada maestra. Marco Pannella, dunque. La sua voce non c’è più e questo pesa non solo su voi ma su tutti noi. La sua assenza è tanto più avvertibile quanto più il vuoto intorno al supertema della “giustizia giusta” sembra aumentare, soprattutto sui grandi media. The voice, come direbbero i fans (come me) di Frank Sinatra, è ulteriormente penalizzata dal silenzio di Emma Bonino che spero stia bene e che, soprattutto, riprenda a farsi sentire. Dio, quanto ci mancano! Ci diciamo spesso!
La nostalgia, per dirla con Carlo Verdone, è l’unico svago che ci è rimasto, ma tutti ce l’hanno su con questa “qualità” che, tra l’altro, indica il non dimenticare ciò che nel passato ha significato qualcosa... Questo qualcosa c’è ancora, si capisce, come ancora resiste il simbolo più indimenticabile di battaglie, anche insieme, come quella che hai ricordato, su Enzo Tortora. Mi fermo qui, altrimenti perdo il fil dell’oggi. Solo che l’oggi, il momento attuale, il contesto storico politico, ha spinto un eccellente osservatore come Pierluigi Battista in un fondino interno del Corriere della Sera di lunedì (poteva, anzi, doveva essere un fondo di prima pagina, ma tant’è) ha messo il dito sulla piaga dei “nostri lunghi vent’anni di antigarantismo”, proprio così, notando che l’esplosione della “grillizzazione mentale ha fatto di un avviso di garanzia, una condanna, con la santificazione di chi conduce le indagini e la demonizzazione di chi è indagato, come se ricevere un avviso di garanzia fosse di per sé un crimine”. Ed è ovvio, ma pur altamente emblematico del gioco della Nemesi, allorché “il grillismo entri in stato confusionale quando ad essere indagato è un grillino”. Cosa voglio dire con questo? Che se la voce di Marco non c’è più e quella di Emma è assente, nondimeno l’iniziativa dei radicali deve tentare di riempire vuoti e assenze. Il punto è che lo stesso Congresso ha dato l’idea di una situazione interna che ha i suoi pregi nella dialettica, anche accesa, delle posizioni, ma evidenti difetti quando significa un tasso di divisioni non poco rischioso per il Partito Radicale. Proprio perché condivido in larga parte le cose che tu stesso hai scritto - pur non essendo ancora un vostro iscritto - mi chiedo come si possa affrontare lo stato delle cose con simili divaricazioni fra cui ho colto una farloccata del peggior Matteo Renzi, a proposito di quarantenni più o meno sconfitti. Sarà anche vero, ma lasciamo perdere e si guardi, appunto, al severo richiamo sui vent’anni, lunghi, lunghissimi, di antigarantismo.
Per questo sono rimasto basito di fronte alla minaccia di una sospensione della vita interna se non si raggiunge un tot di iscritti entro l’anno prossimo. Può darsi che la vita e l’attività continui sui temi ben noti, ma porre una data, ovverosia un tacitiano “sine qua” è una contraddizione in termini, no, non aiuta, non può aiutare soprattutto a superare le divaricazioni interne. Che sono, in sé e per sé, il lievito di un partito aperto, ma se restano senza una sintesi finiranno per ostacolarne un azione “erga omnes”, in questa open society (non scrivo da tempo società civile perché porta iella) dove, ad esempio, uno come Stefano Parisi potrebbe attingere dal patrimonio prezioso radicale, più di uno stimolo.
La soluzione, mi sia consentita una battuta da Prima Repubblica, è sempre e soltanto politica. Nel senso che la rivitalizzazione dei radicali, anche Adriano Sofri, mi pare, ne ha scritto con passione, non può che esprimersi in una rinnovata capacità di farsi sentire, di insistere nell’interlocuzione con gli altri, che ne hanno tanto bisogno. Nel rifiutare, cioè, dal chiudersi a riccio risolvendo le beghe interne in fretta. Non so se presentandosi alle elezioni o meno. Non so se debbano prevalere giovani o vecchi, è un giochino da Playstation. Non seguendo il filo di Marianna, che sempre filo conduttore è, in mancanza, per ora, d’altri. Ma so che senza un percorso lungo la strada maestra, è impossibile andare molto in là. E la strada maestra non è un quid qualsiasi, ma la politica. Altrimenti la nuova Costituzione avrà come articolo 1: l’Italia è una Repubblica fondata sull’avviso di garanzia. Altro che il lavoro. Un caro saluto.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 19:29