
Speciale ed irredimibile Paese, l’Italia. Cosa stanno cercando di ricavare dai ballottaggi? Nulla di ciò che se ne dovrebbe ricavare: aspettative del popolo e rimedi politici, come da ogni elezione, specie municipale. Invece il succo dei commenti, sia dei vincitori che degli sconfitti, riguarda la legge elettorale. Dei Comuni? No, del Parlamento. La sedicente classe dirigente, di governo e di opposizione, sembra interessarsi all’esito dei ballottaggi solo per minimizzare le sconfitte e ingigantire le vittorie, mentre pensa davvero a una cosa sola: conviene ad essa mantenere l’italicum oppure cambiarlo, e come? Questa sedicente classe dirigente ha in testa soltanto la tecnica elettorale più idonea ad agguantare il potere. Come dimostra anche la riforma costituzionale, che ha divorato il Senato come la mantide il maschio dopo l’accoppiamento e che si occupa prevalentemente di rafforzare il presidente del Consiglio togliendogli l’impaccio del controllo parlamentare, la preoccupazione di tali improbabili neocostituenti si appunta e si concentra sul sistema per eleggere i deputati.
Anzi, più che di preoccupazione, si tratta di vera e propria angoscia, di quella che prende chi ha puntato tutto sulla roulette del potere e teme di vederselo sfuggire nel momento stesso in cui pensava di essere sul punto d’agguantarlo. E angosciati sono poi quei gruppuscoli che vedono la soglia di sbarramento come un miraggio. Mentre i gruppi vincenti godono nell’illusione di poter sfruttare lo status quo del vantaggio in voti nel ben più decisivo ballottaggio nazionale.
Insomma, l’elezione dei sindaci è cosa fatta e capo ha. Ma l’elezione del governo, a breve o medio tempo, ha molta più importanza di un sindaco pur importante. Se le condizioni politiche sono cambiate, forse bisogna cambiare anche il sistema per valorizzarle o contrastarle, pensano. Da qui ad arrovellarsi sul che fare il passo è breve. Ed è stato fatto. La politica tenta di far apparire tutto fondamentale prima di un voto, ma, dopo, se ne disinteressa e passa appresso, al prossimo voto. Questa volta, però, “il prossimo voto” fondamentale lo è davvero. Il No al referendum costituzionale travolgerà pure l’italicum e Renzi con esso. Perciò potrebbe valere doppio o addirittura triplo. Ecco un altro motivo di angoscia per tale stato di cose.
Certo lascia l’amaro in bocca a gl’Italiani “apoti” (quelli che non la bevono) questo tramare per prevalere truffaldinamente, questo trattare per interesse di bottega i termini di una legge elettorale che le forze in campo dovrebbero adottare sotto “il velo dell’ignoranza”, all’oscuro del risultato prevedibile, anziché ad occhi sbarrati per scongiurare l’imprevisto. Stanno discutendo, sotto i banchi del Parlamento, come fotografare la realtà, quella “loro”, e come ricavarne non già il meglio per la democrazia e per il gioco leale, bensì il meglio per i giocatori in campo. Degli altri che vorrebbero giocare e del popolo che vorrebbe partecipare e contare si curano poco o nulla.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 19:28