
Il professor Sabino Cassese, nell’articolo “Le stelle sono ancora molto lontane?” sul Corriere della Sera del 2 giugno, Festa della Repubblica, lamentando come la “Costituzione materiale” sia rimasta diversa da quella formale, ha precisato tra l’altro che “il Parlamento fa troppe leggi e rinuncia ad esercitare la sua funzione di controllo del governo”.
Questa precisazione, assolutamente esatta anche a parer mio, lascia stupefatti in bocca all’illustre giurista perché ha dichiarato, sullo stesso giornale ma in altri articoli, di essere favorevole alla riforma costituzionale sulla quale gli italiani dovranno pronunciarsi nel referendum d’autunno. Infatti tale riforma è enormemente peggiorativa della Costituzione vigente, e in modo specifico con riguardo alla funzione legislativa e alla funzione di controllo parlamentare, essenziali nel sistema politico e intimamente intrecciate al rapporto fiduciario che ne costituisce il fondamento.
Sotto questo aspetto e senza alcun dubbio, la riforma, in primo luogo, accelera la produzione legislativa, sia concentrandola sostanzialmente nella sola Camera dei deputati, sia attribuendo al Governo nuovi stringenti poteri, quali il cosiddetto “voto a data certa” per l’approvazione delle leggi, sebbene con talune eccezioni (articolo 72); e, in secondo luogo, riduce il controllo parlamentare, sia togliendolo al Senato, a cui resta un’ambigua “valutazione delle politiche pubbliche e dell’attività delle pubbliche amministrazioni” (articolo 55), sia concentrandolo nella Camera dei deputati, titolare unica del rapporto di fiducia con il Governo, la quale sola “esercita la funzione di controllo dell’operato del Governo” (articolo 55).
Ebbene, per forza di cose, la nuova Camera svolgerà questa basilare funzione della democrazia parlamentare soltanto in via d’eccezione, per finta, senza efficacia, sia perché sarà plasmata da un Presidente del Consiglio divenutone padrone politico per effetto della legge elettorale, sia perché, nonostante la garanzia dei diritti delle minoranze e lo statuto delle opposizioni, rinviati peraltro ai regolamenti parlamentari (articolo 64), il Premier, sempre per effetto della stessa legge elettorale, muoverà in groppa al possente elefante della gonfiata maggioranza contro il gregge sparso delle belanti opposizioni. Se questa è la coerenza dei migliori sostenitori della riforma costituzionale, figuriamoci dei peggiori!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:01