Caso Guidi: la destra e   la fatica della coerenza

Lo scandalo per i traffici delle lobby del petrolio lucano è ancora tutto da scrivere. Per ora siamo solo agli scoop. Per capire se dietro il tanto fumo mediatico vi sia anche l’arrosto delle responsabilità penali bisognerà che gli inquirenti lo spieghino. Sarebbe facile oggi sparare addosso a questo Governo con il bazooka del giustizialismo, ma a quale prezzo per la libertà? Prima regola di uno Stato di diritto: la giustizia non si usa per fare lotta politica. Certo, non vale per tutti. La sinistra ha lucrato in modo vergognoso sull’utilizzo delle notizie di reato, fuoriuscite dagli spifferi delle Procure e ingigantite dagli sparring partner del circo mediatico. C’è stato un tempo vicino che non rimpiangiamo nel quale anche la nobile scienza della geometria è diventata criminale per effetto dei teoremi trasformati in armi di distruzione dell’avversario. Poi teoremi, ipotesi, sospetti e pregiudizi sono finiti nei campi urticanti delle sentenze assolutorie insieme con le vite distrutte di troppi innocenti, già presunti colpevoli.

Ora si presenterebbe l’occasione per rendere la pariglia alla sinistra giustizialista ma la destra non si abbassi a tanto. Sarebbe un tragico errore, oltre che un supremo atto d’incoerenza morale. Se si è garantisti, non lo si può essere a corrente alterna. Renzi e i suoi sono il peggio che sia capitato al nostro Paese e per questo bisogna sfrattarli, ma non sperando che lo facciano i giudici del capoluogo lucano a scapito del dogma civile della presunzione d’innocenza. Ma c’è dell’altro. Sull’affare Guidi-Tempa Rossa grava il peso di un’ipotesi di reato piuttosto scivolosa: traffico d’influenze illecite. Sul tema dell’effettiva consistenza giuridica di questo reato piacerebbe udire la voce di certi “Soloni” del diritto, oggi insolitamente silenziosi.

A introdurlo nel nostro ordinamento penale, nel 2012, fu l’ennesimo atto autolesionistico di una legislatura isterica che aveva creduto che un Mario Monti qualsiasi potesse davvero salvare la patria. Per la cronaca: il reato di cui parliamo è contenuto nella cosiddetta legge Severino, la stessa che consentì di buttare fuori dal parlamento Silvio Berlusconi. I 5 Stelle sono pronti a presentare la mozione di sfiducia contro il Governo Renzi. Il centrodestra è orientato ad appoggiare l’iniziativa. Votare per mandare a casa questo Governo è sacrosanto ma bisogna saper scegliere gli argomenti. Stare dietro ai 5 Stelle è sbagliato. Loro sono una banda di sfascisti che campano di giustizialismo, la destra non può seguire lo stesso gioco. Ci sono tra i forzisti, i leghisti e i Fratelli d’Italia buone teste pensanti. Che ci pensino loro a scrivere una mozione di sfiducia accettabile sulla quale chiedere la convergenza delle altre forze. Non c’è bisogno di copiare dalle articolesse de “Il Fatto Quotidiano” per dire qualcosa di sensato agli italiani. Così si rischia solo di creare martiri.

Avete sentito Renzi domenica a Rai 3 da Lucia Annunziata? Sull’emendamento incriminato ha detto: “L’ho deciso io, è roba mia. Se i Pm vogliono sentirmi su questo sono pronto anche subito”. Protegge la Boschi e gioca a fare l’eroe cercando di somigliare a qualcun altro. “Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto”. Era il 3 gennaio 1925 e in una Camera dei deputati ancora sconvolta dall’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti, Benito Mussolini, chiamato in causa come mandante del sequestro e dell’uccisione del capo dell’opposizione al suo Governo, prende la parola per mostrare all’Italia la tempra del condottiero. Non vi sembra che il giovanotto fiorentino voglia scimmiottarlo? E voi, “anime lasse” del centrodestra, glielo consentirete?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:02