L’Italia è diventata  l’Isis di se stessa

La gamma delle reazioni italiane all’ultima strage dei delinquenti dell’Isis può essere utilmente e significativamente, ed emblematicamente, ricompresa tra le lacrime in diretta della signora Federica Mogherini e la vergogna provata per esse dalla signora Giorgia Meloni. Nientemeno che la pseudo ministra degli esteri della Ue e la leader di un minipartito pseudo patriottico. Una morbida e una dura, sempre all’italiana. Quando vede scorrere tenere lacrime sul volto di un politico, come quando vede lo stesso volto di politico torcersi di rabbia, il saggio si domanda se la commozione sia sincera quanto l’indignazione. E dubita. Dubita assai. L’estremismo dei buoni sentimenti non è meno dannoso del coraggio che non costa niente.

Ecco, le due signore, le loro reazioni di fronte ad un fatto eclatante per il sangue innocente versato e per il significato recondito palesato, sembrano indicare che un Isis psicologico avanzi insinuandosi, se non nei cuori e nelle menti, almeno negli atteggiamenti di alcuni dirigenti politici, i quali pretendono di accreditarsi vuoi muovendo a pietà quella parte di italiani intrisi di commiserazione autoassolutoria, vuoi eccitando l’orgoglio di quell’altra parte di italiani sfoggianti un amor patrio di maniera e di bandiera soltanto. Le due signore, dalle quali una nazione seria si aspetterebbe serietà soprattutto nei frangenti drammatici, credono davvero che l’Europa e l’Italia possano, nella guerra al terrorismo, trarre qualche giovamento, non dico la soluzione, dalle lacrime e dal disprezzo verso chi le versa?

Purtroppo piangere e vergognarsene, per quanto agli antipodi, sono tutt’uno nella stragrande maggioranza degli italiani, la cui massima aspirazione, in troppi momenti cruciali della storia, è stata recitare due o più parti in commedia. Mogherini e Meloni, con gli altri politici le cui posizioni degradano la purezza adamantina delle due signore, dimostrano che l’Isis ha già ottenuto uno degli obiettivi perseguiti, e cioè spaccare i rappresentanti delle democrazie, primo passo per spaccare poi le democrazie stesse. Che bisogno c’era di piangere? Che bisogno c’era di condannarle, le lacrime? Il fanatismo della commozione e della collera, il contrario di quella compostezza che l’Italia ignora specialmente nelle tragedie, non è forse tra i tratti caratteristici dell’esaltazione criminale degli islamisti dell’Isis, e non solo? Un cuore caldo ed una mente fredda, ecco ciò che occorre contro questi criminali, ed una capacità di sopportazione non dissimile da quella sottintesa da Churchill quando, di fronte al pericolo incommensurabilmente superiore del nazismo, scosse i britannici con le celebri parole: “Non ho niente da offrire se non sangue, fatica, lacrime, sudore”. L’Isis, inoltre, per colpa grave dei media che pascolano sui drammi collettivi come pecore sui prati di primavera, sta acquistando un’importanza di gran lunga spropositata: esattamente ciò che desidera per moltiplicare la paura e i proseliti.

In qualche modo, la Mogherini lacrimante e la Meloni a petto in fuori assecondano, senza volerlo, il lugubre califfo. Forse gli strappano un sorrisetto di compiacimento.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:01