Un’opposizione ben poco rassicurante

In questi giorni ha suscitato un certo scalpore la decisione partorita da Grillo e Casaleggio di esigere una penale di 150mila euro agli eletti del Movimento Cinque Stelle che non rispetteranno il programma.

Ciò si lega a tutta una serie di ulteriori provvedimenti restrittivi che la dice lunga sul carattere proprietario di una forza politica che vorrebbe candidarsi alla guida del Paese utilizzando una forma di democrazia interna a dir poco inquietante. Ovviamente i parlamentari più in vista del M5S hanno difeso in blocco questo ennesimo tentativo di trasformare in soldatini acritici e disciplinati i rappresentanti pentastellati. A questo proposito la pasionaria Paola Taverna, ospite di Corrado Formigli, ha parlato per quasi mezz’ora dello spinoso argomento recitando sempre il medesimo ritornello secondo il quale i veri padroni del M5S sarebbero i cittadini. Ed è proprio in nome di costoro e dei loro presunti interessi che si orienta la religione politica, perché di questo si tratta, di tali personaggi con poche ma confuse idee.

Sta di fatto, come era inevitabile che accadesse, che dall’inizio della legislatura ben 38 parlamentari dei populisti a Cinque Stelle hanno cambiato casacca, dimostrando che la diversità cromosomica continuamente sbandierata da costoro si ferma laddove iniziano i propri, più o meno legittimi, interessi personali e che, pertanto, non è possibile gestire con metodi stalinisti una forza politica che opera, pur con tutti i difetti del mondo, nell’ambito di un moderno sistema democratico. Ma a parte ciò, questa perenne involuzione del Movimento Cinque Stelle verso una forma di sinistro comitato di salute pubblica ostacola grandemente il dibattito interno, delegando di fatto l’elaborazione delle linee guida ai due veri padroni del movimento: Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

Il risultato politico di tutto ciò, al pari di quello che accadeva ai tempi del defunto Partito comunista italiano, è di tenere nel congelatore una grande fetta di elettorato, in gran parte formato dai cittadini più esasperati dalla crisi del sistema, senza tuttavia offrire una proposta credibile alla maggioranza degli italiani, spingendo questi ultimi a turarsi il naso ed appoggiare il male minore del momento.

Da questo punto di vista, l’inconsistenza politico-programmatica del M5S, sempre più dominato dal qualunquismo militaresco dei suoi fondatori, costituisce solo la spia di una crisi sistemica profonda, non certamente una plausibile soluzione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:04