Milano: vengo anch’io? No, tu no!

Dal mitico Enzo Jannacci trae ispirazione il cosiddetto pre-elezioni ammnistrative di Milano. Se vogliamo, anche altre canzoni storiche servirebbero alla bisogna, con qualche modifica, beninteso, tipo: sapessi com’è strano essere di sinistra a Milano. E pure di destra o, meglio, di centro. Vediamo. C’era, e forse c’è ancora, un candidato che avrebbe potuto vincere a mani basse, vale a dire il Beppe Sala dell’Expo (lo chiamano tutti così) al posto di Pisapia, protagonista della lista Arancione, che non si ripresenta, facendo da arbitro, dice lui. Ma fin dall’inizio Sala, che è stato un ottimo manager come direttore generale del Comune chiamato dalla Moratti, è stato, per l’appunto, preso di mira dai “sinistri” del Pd e Arancioni-Sel in quanto, oltre che sospetto berlusconiano, è anche e soprattutto uomo di Renzi. Finché, nel gioco al massacro in cui eccelle da sempre la sinistra (ma anche la destra non scherza) è stata lanciata la candidatura, preferita dal sindaco “arbitro”, della sua vice, una scattante Francesca Balzani che si aggiunge a Majorino, della sinistra Pd, terzo, per ora, candidato alla primarie.

Si sa, il massacro è favorito esattamente dalle primarie fra cui quelle a Milano si sono sempre distinte per aver scelto il candidato non ufficiale del partito. Ed è già un campanello di allarme per Sala. C’è dell’altro. Il già trionfatore dell’Expo messo sotto osservazione dai dispensatori di patenti del politicamente corretto di sinistra, è stato costretto - non sappiamo da chi, e chi è stato gli ha fatto del male - a dichiararsi toto corde e praticamente da sempre, uomo di sinistra, di avere anzi votato cinque anni fa non per la Moratti ma per Pisapia. Come autoesame del sangue non c’è male, anche se offre la sinistra impressione di un sorta di auto da fé. Obbligato da chi, tra l’altro, non ha argomenti solidi da contrapporgli. Finito? Macché. La perversità consiste nel trasformare il bene in male, e siccome il farsi del male è un gioco perverso, ecco che di fronte all’ovvia necessità di alleanze, il Pd e lo stesso Sala, incredibile dictu, hanno alzato una specie di Muro di Berlino nei confronti di Lupi e del Nuovo Centrodestra, peraltro alleati di Renzi nel governo, e, già che c’erano, contro i sopravvissuti di Scelta Civica. Vengo anch’io? No, tu no! Fra curiosi auto da fé e barriere elevate, il Pd meneghino sembra aver dimenticato la regola prima delle elezioni, cioè la necessaria ricerca di alleati onde allargare i consensi elettorali dal momento che da sola la sinistra non ha mai vinto, né a Milano né altrove. Elementare Watson! Eppure, la situazione è questa nella città più città d’Italia, come la chiamava il grande poeta: il candidato principale ripudia le sue radici per fare piacere al Tribunale del Popolo rischiando di allontanare i consensi di quanti, delusi dalla destra, lo voterebbero come un sindaco rassicurante, mentre il Pd rifiuta addirittura di allearsi, a Milano, con coloro coi quali governa il Paese. Un capolavoro alla rovescia. Ma anche a destra il jeu de massacre è una pratica molto in uso.

In effetti, i due poli, destra e sinistra ambrosiane, offrono il quasi identico spettacolo in cui la canzone di Jannacci è il motivo conduttore. Intanto, a parte il buon Sallusti indicato da molti come candidato di bandiera, non si scorgono progressi, proposte, nomi, progetti. Forse è troppo presto, chissà. Sta di fatto, però, che nel centrodestra più che Berlusconi è un Salvini in testa ai sondaggi che scalpita, alza la voce, minaccia e scandisce i suoi no. E li ripete ad ogni piè sospinto. Il salviniano rifiuto secco di Ncd e di Lupi, perché governano con Renzi, è simmetrico e capovolto rispetto al no della sinistra. Con la differenza che lo sport preferito dentro il centrodestra è il continuo insultarsi reciprocamente con l’accusa sanguinosa di tradimento a quel “povero” Lupi che, in realtà e facendo un po’ di conti “politici” potrebbe essere un candidato forte di un centrodestra. Purché unito. E vai con Jannacci!

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 19:38