Il buco nell’acqua sulla ministra Boschi

Bravi compagni a Cinque Stelle! Con l’iniziativa della sfiducia “ad personam” avete ottenuto il bel risultato di beatificare Maria Elena Boschi da Arezzo. Cosa pensate che racconterà la stampa ruffiana? Che la Boschi ha spianato l’opposizione. Viene da chiedersi se ci siete o ci fate.

Era evidente che presentare alla Camera dei deputati, dove la maggioranza ha numeri schiaccianti, una mozione di sfiducia individuale su un presunto conflitto d’interessi personale nella vicenda del salvataggio delle banche fallite si sarebbe rivelato un buco nell’acqua. Perché il responsabile unico del disastro si nasconde a Palazzo Chigi dove è insediato un comitato d’affari composto da faccendieri e speculatori della grande finanza che stanno facendo ottimi affari conoscendo in anticipo le mosse del signor Matteo Renzi e del suo prezioso “giglio magico”.

Lo scandalo del salva-banche, che ha gettato nella disperazione migliaia di risparmiatori, è solo uno dei frutti avvelenati di questa mala-gestio. Ma l’armata Brancaleone grillina non se n’è accorta. A pensar male si fa peccato ma si azzecca, come diceva qualcuno. C’è una sconcertante coincidenza temporale tra la pastetta combinata con il Partito Democratico per l’elezione dei giudici della Corte costituzionale e la cantonata della mozione di sfiducia individuale. Perché i Cinque Stelle non hanno imboccato una strada diversa dall’attacco personale alla Boschi? Era evidente che la motivazione del conflitto d’interessi personale fosse in sé debole e la ministra ha avuto gioco facile, ieri alla Camera, a smontare l’accusa contro la sua persona. Intendiamoci, non è che la Boschi sia estranea al pasticcio come vorrebbe far credere. Per primi, lo scorso 11 dicembre su queste pagine (“La Banca Etruria e la ministra Boschi”), abbiamo sostenuto che l’enfant prodige del côté renziano dovesse fare un passo indietro per una questione di opportunità, attesa la tragedia che si andava profilando. La signorina Boschi, lo ribadiamo, non è responsabile diretta per ciò che è accaduto ma la sua storia personale è un “unicum” con quel sistema familistico che oggi è sotto accusa. Ci si domandi: Maria Elena se non fosse figlia di quell’ambiente sarebbe mai diventata ministro? Senza quelle ascendenze familiari quali particolari meriti avrebbe potuto far valere per giustificare l’assunzione del ruolo di “domina” delle grandi riforme e dei rapporti con il Parlamento? Se un ruolo la Boschi può vantare è quello di essere una rotella di un ingranaggio più grande che dissimula un natura diabolica dietro una parvenza di rispettabilità.

Se davvero si vuole aiutare il Paese bisogna sfiduciare Renzi per ciò che sta facendo in favore dei suoi potenti amici e per quello che non sta dando ai milioni di italiani che aspettano di risollevarsi dalla crisi e dall’impoverimento. Se è vero che in politica nulla è mai come appare, in queste ore stiamo vivendo quello che in termini calcistici si definirebbe “il biscotto”. Ci sono due forze politiche, il Pd e il M5S, che si mettono d’accordo sotto banco per fare fuori il terzo incomodo: il centrodestra. Dopo l’adunata di Bologna sono scattati i campanelli d’allarme. Visto che il centrodestra può tornare protagonista vincente nella vita istituzionale italiana, che si fa? Ci si combina per farlo fuori. È la fotografia di questi giorni bastardi: c’è un filo rosso ben visibile che lega i fatti ad una sola, puteolente trama: l’assalto alla diligenza della legge finanziaria per distribuire mance pre-elettorali, l’elezione dei giudici alla Consulta, la beatificazione di “Madonna” Maria Elena.

Il centrodestra è avvisato: deve combattere su due fronti con pari convinzione: quello renziano e quello Cinque Stelle. In questa legislatura non ci sono avversari con i quali confrontarsi, ma solo nemici da sconfiggere e traditori da processare.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:13