Attenti a quei 3 sindaci

È così, caro Matteo, stai attento a quei tre primi cittadini che ti hanno scritto. Non per farti gli auguri di Natale di cui, peraltro, avresti bisogno (e noi, nel nostro piccolo, te li facciamo, come dire, istituzionalmente). Era una lettera non solo contro colui che non vuole le primarie, non solo contro colui che  non vuole l’unità con la sinistra della sinistra, tipo Sel e arancioni, ma contro di te. Educata, non v’è dubbio, elegante, certamente, e pure scritta in buon italiano. Ma, anche per tali doti stilistiche, risulta più dura del previsto, perché squisitamente  politica. Del resto, l’inconsueta visita romana di Pisapia con la sua vice Balzani doveva accendere una luce rossa. È ben raro che un sindaco uscente - ma indicato allora da primarie che l’hanno premiato distanziando il candidato del Pd (Boeri) così consentendogli di battere, non di molto, donna Letizia Moratti - chieda e ottenga udienza dal Premier-segretario del Partito Democratico sia per presentargli la sua candidata alle primarie in contrapposizione al candidato prescelto dal Presidente del Consiglio, sia per costringerlo a fare i conti non tanto o soltanto con la new entry ma con ciò che rappresenta, ovverosia la linea politica di Pisapia, che è sempre quella, compresa la stessa nella lettera dei tre sindaci (Milano, Genova e Cagliari).

Naturalmente Matteo Renzi ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco, dicono i suoi, accettando le primarie a Milano che non voleva forse pensando a un qualche intoppo di qui a febbraio, ma intanto anche Sala, dato già come superfavorito, ha mandato giù il rospo delle primarie “purché non si tramutino in un rodeo”, cui  ha avuto facile gioco una peperina Balzani, a controreplicare con un carico pesante: saranno primarie non da quattro salti in padella. Traduzione per Renzi e Sala: dalla padella nella brace. Si dà il caso che le primarie del Pd a Milano, a detta di molti osservatori neutrali, siano vere, non siano mai state truccate con l’imbroglio di plurivotanti abusivi. Soprattutto, le primarie meneghine hanno questa speciale caratteristica: che i suoi partecipanti, specialmente se abitano nel centro storico, votano sempre o quasi contro il candidato indicato (imposto?) dal partito.

Infatti, il pur capace Boeri è stato eliminato da Pisapia che era ed è il rappresentante degli arancioni, non dunque del Pd, e fautore, allora come ora dell’alleanza con Sel e pezzi di società civile. Vincendo la “scommessa”, sia pure di qualche punto, contro la Moratti - sindaco uscente che aveva, fra l’altro, portato a Milano l’Expo collocandovi Sala, suo direttore generale in Comune - Pisapia ha potuto, sia allora che soprattutto adesso, indicare che quand’anche si fosse trattato di una scommessa, i punti in più per battere Letizia per non dire un Berlusconi un po’ declinante proprio nella loro Milano non erano piovuti dal cielo, non erano il frutto di un miracolo, ma, al contrario, erano dovuti all’apporto numericamente e politicamente determinante della sua lista e della variopinta sinistra, alla gauche del Pd. È pur vero che allora c’era Bersani alla guida del Pd, ma se cinque anni dopo il suo successore, autoproclamatosi rottamatore, ne segue le orme in una  città emblematica e importante come Milano, qualche serio dubbio sulla solidità della sua segreteria piddina è inevitabile. Si può anzi aggiungere che la presa renziana sul suo partito nelle articolazioni periferiche è per dir così abbastanza loffia, non stringe e, come a Milano, non dà la linea ma la subisce.

La linea politica, beninteso, è che accettando per le comunali milanesi una scelta molto distante, se non antitetica, essendo quella di Giuliano Pisapia unitaria con lo sguardo fisso a sinistra, la sua, al contrario, decisa a sfondare al centro - e la candidatura di Sala ne è, o era, la conferma - per Renzi si preparano tempi politicamente difficili, sia dentro il Pd che nell’opinione pubblica più attenta. Il fatto, dicono certi renziani, è che il Pd per Renzi è un ostacolo, anzi, un optional, mentre l’opinione pubblica è distratta da guai peggiori. E che, in fondo, prendere voti a sinistra, tenendo quelli di centro, aiuta... E se fosse il contrario?

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 18:29