
Sapete che c’è di nuovo a Milano? Che è tutto vecchio: in politica, si capisce. Tutto uguale, tutto come prima, forse un po’ peggio. Con una differenza, che c’è la psicosi terrorismo, con le informazioni sommarie dell’Fbi su Duomo, Scala e via sensibilizzando, e la metropolitana che viene bloccata dal solito pacco misterioso, e i passeggeri s’incazzano per il ritardo causato “da quei bastardi islamici”. Per cui anche la politica è spaesata, incerta e, soprattutto, confusa: in una nebbia mossa ogni tanto da folate di vento guerresco.
Siccome la politica, quasi sempre con la regia a dir poco sadica di questa sinistra, ha voluto cercarsi i guai delle Primarie, li ha trovati e adesso medita sul come aggiungerne altri in vista delle elezioni amministrative della prossima primavera. Il punto dolente è la mancata ripresentazione di Giuliano Pisapia che ha lasciato in gramaglie il suo popolo “arancione”, ma non solo: è tutto il quadrante Pd e gauchista che fibrilla, con vocianti pretendenti alle Primarie del Pd come Majorino e Fiano (quest’ultimo pare più solidamente preparato e affezionato alla politica estera), benché Matteo Renzi insista con la candidatura del Sala vittorioso dell’Expo. Il ché urta la purezza della sinistra di Sel invocante Primarie, vicina sempre a Pisapia, e dunque timorosa del contagio destrorso proprio di quel Sala, che a guidare l’Expo è stato insediato da Moratti, Formigoni, Ermolli, cioè Berlusconi.
Renzi non sembra tuttavia preoccupato più di tanto, neppure dalle Primarie che, in realtà, aborre e, pur di imporre il suo candidato milanese, non sembra alieno dal mandarle all’aria, insieme a Sel e compagnia cantante, correndo da solo, con qualche lista civica d’appoggio, magari con personale politico estrapolato dalla duplice “crisi”, di Forza Italia e del Nuovo Centrodestra, benché quest’ultima sia molto più seria e gonfia di minacciosi venti: di guerra.
Sullo sfondo si agitano, un po’ di qua e un po’ di là i protagonisti del gossip giudiziario secondo cui dal Palazzaccio di giustizia di stile iracheno potrebbero riacutizzarsi, aggiornandole, le antiche piaghe corruttive agli albori di Expo, lasciate, dicono, in sonno ma ora risvegliate dal cambio della guardia ai vertici della (sempre) temibile Procura meneghina. Il gossip preferito riguarderebbe il buon Sala per il quale, nel solco del mai tramontato j’accuse (un tanto al chilo) del “non poteva non sapere”, sarebbero in preparazione ipotesi di studio giudiziario a proposito di certi suoi collaboratori colti con le mani nella marmellata. Un bell’ambientino, vero? Un volare alto della politica, come si dice. In mezzo a nebbia e venti di guerra. È il partito di Alfano, tramite Alessandro Colucci, determinante per la giunta regionale Maroni, che ha sganciato un siluro subito dopo che la Lega salviniana ha posto definitivamente il veto all’alleanza con Alfano ed a Lupi come candidato del centrodestra a sindaco di Milano. Colucci che si dichiara un moderato - oltre che bene educato - ma pur sempre svezzato alle asperità della politica post-berlusconiana, non minaccia per ora ritorsioni regionali contro il governatore Maroni, in disaccordo, et pour cause, con i diktat anti-Ncd salviniani accompagnati quasi sempre da grevi, sanguinosi insulti alla persona del numero uno del Viminale. Per ora. E per via dei mugugni dentro Forza Italia una cui parte più riflessiva non respinge né alleanze con Ncd né ipotesi di Lupi, e, ovviamente, neppure della new entry Sallustri, anche se l’ipotesi della candidatura di Del Debbio resta la più accarezzata e attesa. E a cui lo scafato Del Debbio oppone un fin de non recevoir sapendo che scoprire le carte così in anticipo lo danneggerebbe sia nell’ottima resa televisiva di oggi, sia nella competizione per Palazzo Marino di domani, alla quale ci tiene, eccome. Perché “Chi volta el cü a Milan volta el cü al pan”.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:12