Il Premier ed i guai a... destra

Nel giro di qualche settimana il panorama politico ha subìto un aggiustamento che definire radicale è, forse, eccessivo, ma dà l’idea. Quale idea? Di un riallocamento dei “fu” partiti, di un loro nuovo dislocamento sotto stretto controllo leaderistisco cui non corrisponde un altrettanto stretto vincolo di appartenenza. Dettaglio, questo, che come vedremo non è insignificante.

Di fatto c’è ora una destra, un centro (Renzi, ecc.) e una sinistra. Il dislocamento ha avuto il suo clou nella piazza di Bologna, anche se altre, ben altre ricollocazioni politiche (scissioni nel Pd e in FI, ecc.) ne avevano anticipato la portata. La piazza Maggiore felsinea è stata il set in cui è andata in scena la rappresentazione plastico- politica della capacità organizzativa della Lega di Salvini che ha, di fatto, posto le basi, forse imprescindibili, della ineluttablità del salvinismo come kingmaker della destra, e dico destra senza altri ammennicoli di cui il termine “centro” era il luogo e la ratio di Silvio Berlusconi dal 1994, con tanto di leadership indiscussa.

Intendiamoci, parlare di “cosa nera” è sopra le righe e serve solo nei talk-show, anche se il neoleader acclamato a Bologna non ha fatto il benché minimo sforzo per volare (un po’, solo un po’) alto. Anzi: gli insulti ad Angelino Alfano poteva risparmiarseli insieme al sospetto del maramaldeggiamento da folla che, invece, non ha mai sfiorato il Cavaliere, neppure nella domenica fatale in cui il passaggio del testimone è avvenuto, eccome, pur in un contesto storico-politico in cui la figura, il corpo, la storia, il carisma berlusconiano costituirà, grande o piccolo che sia, un punto di riferimento schiettamente moderato benché embedded nel neoleghismo. E sarebbe davvero bello se, a tal proposito, si ascoltasse con attenzione il recente invito del nostro Diaconale a guardare oltre, anzi, ad andare oltre, a sondare terreni nuovi, a coinvolgere soggetti diversi, a far partecipare mondi trascurati, come saggiamente accadde nel 1994.

Dunque, la destra c’è e ci sarà con un leader come Salvini il cui controllo sembra ferreo ma, come del resto succede con Renzi, appare meno stringente e cogente. Tant’è vero che la sera stessa del suo successo, ancora avvolto dagli applausi bolognesi, s’è permesso di proporre un candidato a sindaco di Varese di strettissima osservanza salviniana, ed è stato immediatamente contestato dal suo interno, da Ncd e da FI. Per non parlare della posizione del governatore Maroni, che è “altra” rispetto a Salvini. Questo per dire, appunto, che siamo in presenza di uno scenario politico caratterizzato da forti leadership, da Renzi a Grillo a Salvini, ma non così forti, persino nel caso “totalitario” di Grillo-Casaleggio, da infischiarsene delle contestazioni interne.

Intanto, però, la fortuna renziana continua, giacché il nostro lucky-boy è riuscito, grazie soprattutto agli errori altrui fra cui spiccano le costanti scissioni a sinistra, a ritrovarsi al centro dello schema politico in una posizione vagamente democristiana che gli può offrire il destro di giostrare cose e persone a suo piacimento sfruttando una congiuntura economica favorevole - ma anche l’Expo milanese - e attirando adepti e cooperanti di altri partiti. Il punto vero è che, postosi al centro (l’accompagnatorio termine “sinistra” con o senza trattino è un optional) e nonostante una indiscutibile leadership decisa, secca, irruente, cinica, iperattiva e un tantinello strafottente (sarà l’età...), anche lui non sfugge e non sfuggirà agli strali più o meno acuminati non dissimili da quelli di Salvini.

A parte che l’accusa da sinistra di centrismo, di destrismo e di berlusconismo è sempre a doppio taglio, sta di fatto che non appena Renzi ha pregato il Sala vittorioso dell’Expo a non dire di no alla sindacatura di Milano, si sono aperte le bocche di fuoco e di sbarramento, con tanto di retrospettivi cenni ai collaboratori di prima, al pre-Expo “tangentizio” e, soprattutto, con la minaccia, a Milano, di una sinistra, tipo Sel ma non solo, che giocherà una partita pesante grazie alle Primarie pur di sbarrare la strada al renzismo in cerca di primi cittadini in giro per un Paese dove, a dire il vero, quelli del Premier sono davvero pochini: rari nantes in gurgite vasto. E da Milano a Roma ne vedremo delle belle.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:09