
A colpire non è l’annunciata scissione dal Nuovo Centrodestra di Gaetano Quagliariello. Che considera chiusa la fase del consenso ad un governo Renzi inteso come soluzione emergenziale ad una crisi da affrontare solo assicurando un minimo di stabilità politica al Paese. E che avverte ora la necessità di trovare un nuovo ruolo politico in grado di far recuperare quella parte dei propri vecchi elettori per nulla disposta a “morire renziana”. A colpire è l’apparente indifferenza di Angelino Alfano di fronte alla frana in atto nel suo partito e la sua ribadita convinzione che l’unico ruolo possibile per un Nuovo Centrodestra sia quello di sostenere il governo del Partito democratico fino alla scadenza naturale della legislatura.
È possibile che a Quagliariello si aggiungano altri autorevoli esponenti di Ncd per cercare di gettare le basi di un nuovo schieramento moderato, approfittando dell’occasione offerta dalle prossime elezioni amministrative. Anzi, un’ipotesi del genere è più che probabile. Perché trasformare il rinnovo dei principali Consigli comunali del Paese fissato per la prossima primavera nel momento di ricostruzione dell’area moderata è una prospettiva politica fin troppo precisa e concreta. Ma se questa è la prospettiva di chi si appresta a lasciare l’Ncd, qual è la prospettiva politica di Alfano e di chi vuole continuare a rimanere fermo a difendere il bidone di benzina del governo Renzi?
Il ministro dell’Interno ha promosso la scissione dei suoi amici da Forza Italia sostenendo che solo la presenza nel governo di una forza di centro destra avrebbe potuto bilanciare la vocazione egemonica del Pd e fornire un contributo di idee e di proposte moderate al processo di cambiamento politico ed istituzionale promosso da Matteo Renzi. Secondo Alfano, in sostanza, Ncd avrebbe dovuto essere l’alleato unico ed indispensabile del Premier e, in questa veste, avrebbe potuto conservare uno spazio politico in vista di una riedizione riveduta e corretta del vecchio centrosinistra.
Ma l’operazione Verdini tanto voluta e favorita da Renzi ha cancellato l’indispensabilità di Alfano. E ha messo il Nuovo Centrodestra nella condizione di dividersi tra quelli che non hanno altra prospettiva oltre quella di confluire nell’area renziana e sperare in un posto in lista nel Pd alle prossime elezioni od in qualche altra sistemazione e quelli che si debbono affrettare a ritrovare il proprio vecchio elettorato moderato per sperare di rimanere sulla scena politica. Per questo la scelta di Alfano stupisce. Anche se ispirata al principio del “meglio il Viminale oggi che la speranza di un ruolo politico domani”.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:16