
Ora che il Papa ha chiarito di non aver mai invitato Ignazio Marino a seguirlo nel suo viaggio americano, tutti si chiedono perché mai il sindaco di Roma non perda mai un’occasione per recarsi, in viaggio o in missione più o meno giustificata, negli Stati Uniti. Perché ha nostalgia? Perché, come fanno sapere i suoi amici, sta preparando le carte per un Premio Nobel a cui potrebbe ambire per aver operato negli anni passati un paziente di Aids poi guarito? Per rinfrescare l’inglese o per qualche altra singolare ragione?
Chi si interroga con tanto interesse ha la risposta a portata di mano, ma si rifiuta di prenderla in considerazione. Marino si reca tanto negli Stati Uniti perché è l’unico posto in cui potrà riparare dopo aver terminato la sua esperienza alla guida del Campidoglio. Nei pochissimi anni in cui si è trovato a svolgere la funzione di sindaco della Capitale, il “marziano” anticipato da Ennio Flaiano è riuscito nella incredibile impresa di aver bruciato tutti i vascelli politici su cui sarebbe potuto risalire al termine del proprio mandato romano. E se oggi deve incominciare a prefigurare il proprio futuro non ha altra prospettiva che preparare il ritorno da dove era venuto. Una ripresa del cammino politico nel Partito democratico, dove è stato a suo tempo senatore nominato, è del tutto esclusa. È vero che al momento gode della protezione di Matteo Orfini. Ma è facile presumere che il presidente dei democrats, da buon ex dalemiano formato alla dura legge del post-comunismo, non veda l’ora di scaricarlo per non essere coinvolto più di tanto nella sua irrefrenabile rovina. E se il Pd (dove non c’è un solo dirigente o simpatizzante che non maledica il giorno in cui i vari Bettini si sono inventati la sua candidatura al Campidoglio) se ne vuole sbarazzare, quale altra formazione politica potrebbe mai pensare di dare accoglienza all’americano a Roma? Non la minoranza Dem, non i fuoriusciti antirenziani e tanto meno Sel o addirittura i Cinque Stelle, che sugli errori del sindaco errante stanno cercando di costruire le loro fortune romane.
Marino, dunque, non ha alcun futuro politico. E, oggettivamente, con la fama che si è costruito di essere un personaggio spocchioso ed arrogante, non ha neppure grandi speranze di rientrare nella professione medica in Italia. Gli resta, in sostanza, solo ritornare a Filadelfia. Evento che i romani auspicano avvenga il più rapidamente possibile!
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 17:47