I transfughi con   famiglia e senza voti

Denis Verdini ha colto al volo la battuta di Silvio Berlusconi che aveva accusato i transfughi del suo partito di aver utilizzato Forza Italia come un taxi per il Parlamento e si è autodefinito il taxi che porta da Silvio a Matteo per consentire, a chi lo usa, di stare al potere per i prossimi dieci anni.

L’autocompiacimento di Verdini è sicuramente fondato. Fino ad ora il trasporto tra Berlusconi a Renzi di parlamentari in cerca di una collocazione ha funzionato alla perfezione. E non è detto che non continui a funzionare nei prossimi mesi. Perché chi esce da Forza Italia tiene famiglia. E anche se Verdini predica la teoria della scomposizione dei poli e la formazione del partito (unico?) della Nazione, la loro motivazione di fondo non è la creazione di un nuovo quadro politico attorno al leader rampante ma, molto più concretamente, la speranza di ottenere una qualche specie di sopravvivenza personale.

Quando Verdini dirigeva il suo taxi portando i transfughi del centrosinistra al centrodestra tutti i moralisti gridavano allo scandalo. E la magistratura arrivava ad indagare e punire. Ora che il percorso avviene in senso contrario, nessuno solleva né la questione morale né quella giudiziaria. E, anzi, si tiene a ricordare che in fondo Cavour, Depretis e Giolitti hanno usufruito alla grande dei taxi trasformistici di una volta.

Per la verità, però, quei taxi funzionavano quando ancora non c’era il suffragio universale. A spostarsi erano i notabili. Che rispondevano al massimo alle proprie clientele facilmente addomesticabili e non si dovevano misurare con il voto di tutti i cittadini.

I passeggeri del taxi di Verdini si tranquillizzano considerando che dovranno fare i conti con l’elettorato solo nel 2018. E da qui a quella data chissà che potrà avvenire! Ma l’osservazione non tiene conto che prima della scadenza naturale della legislatura ci sono elezioni amministrative ad alta valenza politica. E la verifica è destinata ad avvenire prima del previsto. I transfughi non dovranno attendere tre anni per sapere se godono di consenso popolare o sono destinati a fare la fine di Gianfranco Fini. Basterà arrivare alla prossima primavera ed i risultati elettorali metteranno in chiaro se gli italiani sono disposti a scomporre i poli ed aderire al partito della nazione di Renzi, Verdini e degli alfaniani o se, invece, il taxi funziona solo per l’autista e pochissimi intimi ed è destinato a lasciare a piedi ed in mezzo ad una strada la stragrande maggioranza di chi tiene famiglia senza avere un solo voto. Forse questi ultimi farebbero bene ad incominciare a preoccuparsi!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:14