
Uno dei sistemi stalinisti più ricorrenti era di far liquidare il nemico dalle persone che gli erano più vicine. Nei processi stalinisti degli Anni Trenta i più intransigenti accusatori dei cosiddetti anti-partito erano scelti tra i dirigenti che erano sempre stati a fianco dei reprobi. Il metodo ha avuto infinite applicazioni negli anni successivi tra i comunisti di tutto il mondo. E si è tramandato fino ad ora arrivando addirittura ad allignare nel principale quotidiano italiano, quel Corriere della Sera che quando si tratta di demolire l’area moderata per far piacere al governo renziano butta nella mischia gli ultimi giornalisti ed intellettuali di cultura liberale che gli sono rimasti dopo il lungo processo di omologazione politicamente corretta e cattocomunista subìto nei decenni passati.
Lo scopo è sempre quello perseguito dal metodo stalinista. Cioè dare più peso, attraverso autorevoli liberali, alla tesi che l’opposizione moderata italiana non è liberale ed è impresentabile ed inadeguata per l’eternità. Insomma, instillare tra i lettori borghesi la convinzione che “se lo dice Galli della Loggia vuol dire che è vero”.
Invece non sempre Galli della Loggia ha ragione. Ed in particolare non ha affatto ragione quando ripete la solita storia della totale assenza in Italia di una destra degna di questo nome, cioè liberale, patriottica, crocianamente cristiana, nemica della cultura politicamente corretta, anticorporativa e ben consapevole che interesse e sovranità nazionale non sono affatto tramontati in questo avvio del terzo millennio.
È vero che questa destra, dopo la lunga fase in cui è stata aggregata da Silvio Berlusconi, non riesce ad assumere la forma di un moderno partito di massa sul modello di quelli europei. Ma è totalmente sbagliato affermare che, tramontata l’illusione berlusconiana, l’area moderata sia politicamente, culturalmente e moralmente inesistente. Intanto l’esperienza del berlusconismo non ha prodotto una illusione, ma fornito una certezza. Quella che la sinistra egemone dagli anni Sessanta tra i ceti dominanti è minoritaria tra gli italiani e che se il centrodestra riesce a tenere insieme le sue variegate componenti può legittimamente aspirare a governare il Paese. Inoltre questa maggioranza silenziosa non è affatto priva di valori e di idee, ma esprime attraverso le sue articolazioni proprio quei valori che secondo Galli della Loggia sono inesistenti nella destra italiana.
Dire che la destra non ci sia è dunque sbagliato. Perché non tiene conto dei numeri, che a dispetto del renzismo rampante e del grillismo dominante stabiliscono come l’unica vera alternativa politica alla sinistra sia rappresentata da uno schieramento moderato. E non tiene neppure conto che a dispetto di decenni di egemonia marxista divenuta nel tempo egemonia politicamente corretta e catto-comunista, la maggioranza degli italiani ha idee liberali, è legata alle proprie tradizioni cristiane, crede nell’interesse e nella sovranità nazionale anche quando auspica gli Stati Uniti d’Europa e vorrebbe smantellare quello stato burocratico-assistenziale che pesa come un macigno insopportabile sulla sua schiena.
È vero che questa maggioranza al momento è divisa. Ma sono proprio le sue diversità che ne fanno una forza. Di cui è sbagliato non tenere conto.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:18