
“Bestia”, “verme”. Se il dibattito politico scende a questi livelli di insulto prima ancora della ripresa autunnale, dove si arriverà mai in occasione delle prossime elezioni amministrative di primavera o, peggio, delle future elezioni politiche?
C’è chi pensa che la posta in palio rappresentata dalla solidarietà e dall’umanità nei confronti delle masse dei migranti provenienti dalla Libia e dalla Siria giustifichi l’accusa di sub-umano a chi si oppone all’ingresso in Europa di qualsiasi tipo di profugo o di disperato in cerca di benessere. Ma stabilire che un pensiero diverso è automaticamente il frutto di una minorità antropologica non è altro che una manifestazione di razzismo. Sarà pure un razzismo alla rovescia, ma sempre razzismo è. Cioè una forma di intolleranza assoluta, sia pure motivata da una concezione bizzarra della bontà, che pone chi la manifesta allo stesso piano di chi si vuole contestare.
Naturalmente l’identico ragionamento vale per chi reagisce all’accusa di essere un sub-umano dando del “verme” al proprio accusatore. Sarà pure vero che Popper sosteneva l’inevitabilità di reagire all’intolleranza con l’intolleranza, ma se si imbocca una strada di questo tipo si incomincia con gli insulti e si finisce, nei momenti di massima tensione, con le mani, le armi, la guerra civile.
Il tema che suscita questi scontri è di quelli particolarmente divisivi e laceranti. Tanto più che cavalcare il buonismo alimentato dalla Chiesa cattolica e dal politicamente corretto dell’Occidente progressista significa raccogliere voti in una parte consistente della società. E, sul fronte opposto, cavalcare la paura verso un fenomeno che può apparire come una invasione comporta ugualmente fare il pieno di consensi nella parte opposta di società dove il carico di difficoltà imposte dalla crisi rende difficile ogni forma di generosità ed altruismo.
Proprio perché divisivo e lacerante, però, il tema dell’accoglienza o del respingimento deve far riflettere sull’assoluta necessità di gestire in qualche modo con realismo il fenomeno dell’immigrazione di massa. Oggi, con i flussi di profughi in arrivo, si arriva all’insulto più feroce. Domani, una volta che i flussi si saranno esauriti e la società europea sarà piena di immigrati islamici in gran parte poco propensi ad essere integrati, i problemi saranno moltiplicati ed ingigantiti. Lanciare un appello alla razionalità priva di intolleranze non è una spinta all’inciucismo o uno sciocco “volemose bene”. È un’esigenza assoluta per il futuro della convivenza civile nel nostro Paese. I rissaioli e gli insultatori se ne facciano una ragione!
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 17:59