Le due antimafie in lotta tra loro

Ma chi sono i professionisti dell’antimafia a cui fa riferimento Manfredi Borsellino quando spiega che la sorella Lucia si è dimessa dall’assessorato alla Sanità della giunta Crocetta per non sottostare più alle maldicenze ed alle pressioni di queste persone? E chi sono gli uomini dei “poteri forti” che Rosario Crocetta accusa di essere gli artefici di un tentativo di golpe ai suoi danni per cacciarlo dalla guida della Regione Sicilia e prenderne il posto?

Belle domande! A cui, però, nessuno cerca di fornire una qualche risposta. Per paura? Per rispetto? O perché trovare delle risposte a questi interrogativi significa svelare una vicenda che, come ha acutamente colto il figlio di Paolo Borsellino, era stata anticipata da Leonardo Sciascia all’epoca della sua denuncia contro il fenomeno dei “professionisti dell’antimafia”?

Che ci sia paura è certo. Che ci sia rispetto per ruoli e compiti, come nel caso di Manfredi Borsellino e della stessa Lucia, che dal momento delle sue dimissioni si è chiusa in un riserbo totale, è altrettanto certo. Ma che il vero ostacolo alla verità sia il timore di smascherare un fenomeno che ormai ha assunto il livello di ipocrisia e di cialtronaggine raggiunto da Rosario Crocetta è sicuramente più vero di ogni altra motivazione.

La realtà è che in Sicilia è in atto uno scontro tra due fazioni dei professionisti dell’antimafia e che questo scontro si riverbera all’interno della sinistra e del Partito democratico, forza dominante in Sicilia e nel Paese, provocando contemporaneamente la paralisi sia dell’isola che l’impossibilità del Pd e della sinistra nazionali di intervenire in qualche modo. Non c’è bisogno di fare grandi indagini per scoprire i nomi principali delle due fazioni dei professionisti dell’antimafia. Basta leggere le cronache dei giornali e rilevare chi, nei giorni scorsi, si è schierato a favore e contro l’impresentabile Crocetta. A favore l’ex presidente della Commissione Antimafia e vero regista dell’attuale giunta non a caso presentata come l’espressione vivente dell’impegno antimafia, figura Giuseppe Lumia. Al suo fianco l’ex magistrato Antonio Ingroia, altro artefice della giunta Crocetta, non a caso beneficiato dal Governatore da un alto incarico su una delle società controllate dalla Regione. Contro, invece, l’attuale vicepresidente della Commissione Antimafia Claudio Fava e l’intramontabile sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.

Lo scontro, che coinvolge progressivamente tutte le diverse componenti del Partito democratico nazionale e locale e parte della sinistra più radicale, non è tra nuovi e vecchi professionisti dell’antimafia. Come si conviene ad ogni conflitto che riguarda Palermo, la Sicilia ed anche il resto del Paese (la linea della palma di sciasciana memoria è risalita per l’intero stivale) la posta in palio è il potere. Nella regione siciliana, nel comune di Palermo, qualcuno dice anche nelle Procure e nei Tribunali siciliani e nazionali. Che si aspetta a rendere ufficiale e trasparente questo scontro tra gente che cavalca la lotta alla mafia per costruire le proprie fortune personali?

E che si aspetta a stabilire una volta per tutte che la ricerca del consenso condotto all’insegna del giustizialismo più spregiudicato genera illegalità diffusa e mostri inguardabili?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:17